Il 20 maggio scorso è stato approvato all’unanimità dal Consiglio Comunale di Melfi l’Ordine del giorno presentato dal gruppo consiliare del Pd Melfi, che si è fatto portavoce anche per i Giovani Democratici di Melfi, a sostegno della proposta di legge “voto dove vivo” ( AC 1714), attualmente calendarizzata alla Camera dei Deputati, dopo un passaggio in Commissione Affari Costituzionali.

La grande partecipazione alla recente tappa lucana del Comitato Voto Dove Vivo, -spiegano i Giovani democratici in una nota- tenutasi a Potenza il 6 maggio, dimostra quanto sia sentito il tema del voto ai fuorisede in Basilicata. Tuttavia, siamo consapevoli che un evento, per quanto importante nel processo di sensibilizzazione della comunità politica e non, non sia sufficiente se non suffragato da atti concreti a sostegno della proposta di legge, e l’ODG da noi presentato va proprio in quella direzione. Il nostro auspicio è che altri Comuni e altri amministratori della Basilicata seguano il nostro esempio e si uniscano alla battaglia.

Il rapporto “2019- Il fenomeno degli studenti fuorisede” dell’ Osservatorio Talents Venture certifica come la Basilicata abbia un tasso di abbandono dei soli studenti fuorisede pari al 77%, dietro alla sola Valle D’Aosta (78%). Non possiamo più tollerare il paradosso tutto italiano per cui un nostro cittadino che vive all’estero possa votare senza problemi in occasione delle elezioni politiche o dei referendum, mentre un cittadino fuorisede è costretto a “tornare a casa” per esercitare un proprio diritto fondamentale.

La legislazione elettorale italiana infatti non prevede, differentemente da quanto accade in molti altri Paesi, delle forme di esercizio del diritto di voto fuori dal Comune di iscrizione nelle liste elettorali. È ora che vengano pienamente applicati gli articoli 3 e 48 della Costituzione per permettere il voto eguale e libero a tutti i cittadini, eliminando gli ostacoli di ordine sociale ed economico che limitino l’uguaglianza degli stessi. I fuorisede, che lo siano per motivi di studio, lavoro o cura, non sono cittadini di serie B”.