Amara certezza per il Sud. Il ministro Matteo Salvini ha ammesso qualche giorno fa alla Camera, in risposta a un’interrogazione parlamentare del Pd e facendo ricorso a qualche artificio linguistico, il taglio nell’ultima legge di Bilancio di 3,5 miliardi di euro del fondo perequativo infrastrutturale. Confermato, dunque, quanto anticipato dall’Ufficio parlamentare di bilancio che in una recente memoria consegnata alle due Camere sottolineava l’estremo ritardo nell’attuazione della perequazione infrastrutturale». Prevista dal 2009, è stata riavviata nel 2021. Ma «a distanza di due anni dalla data fissata per il termine della ricognizione, quest’ultima non è stata ancora presentata e la dotazione finanziaria del Fondo per la perequazione infrastrutturale (Fpi), originariamente pari a 4,6 miliardi, è stata ampiamente ridimensionata». Il fondo, dopo i primi stanziamenti e il definanziamento di 3,5 miliardi, ammonta a 900 milioni.
A Montecitorio il leader leghista ha ribadito «la riduzione in termini contabili, e non sostanziali, della dotazione del Fondo per la perequazione infrastrutturale, in considerazione del fatto che il relativo iter di assegnazione, diversamente da quanto affermato dagli interroganti, non era affatto definito. Nel merito, è importante evidenziarlo – sono state sempre le parole pronunciate da Salvini -, le risorse del Fondo sono salvaguardate dall’insieme dei provvedimenti normativi che il governo sta portando avanti per superare proprio quel divario tra le diverse aree geografiche del territorio nazionale figlio del centralismo, e non sicuramente dell’Autonomia, che ancora non c’è».

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