Dopo aver vinto il ricorso al Consiglio di Stato, contro l’ex collega di partito Carmela Carlucci, entrata al suo posto nel gennaio del 2020 per decisione del Tar per la Basilicata, Gino Giorgetti ha ripreso posto nel Consiglio regionale e ha annunciato la fuoriuscita dal Movimento Cinque Stelle. Giorgetti era stato eletto nelle elezioni del marzo del 2019 e quindi era stato in Consiglio per circa nove mesi.

Il Consiglio regionale della Basilicata ha preso atto all’unanimità della comunicazione del verbale dell’ufficio centrale regionale presso la Corte di Appello di Potenza relativa alla proclamazione a consigliere regionale del candidato Gino Giorgetti, a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n.9970 del 14 novembre 2022

Giorgetti era risultato eletto, per la lista M5s, alle elezioni amministrative del 24 marzo 2019. Successivamente, Carmela Carlucci, prima dei non eletti per il M5s, aveva impugnato l’atto di proclamazione degli eletti del 16 aprile 2019 presentando ricorso al Tar di Basilicata, lamentando l’illegittimità dell’elezione di Giorgetti con conseguente richiesta di correzione del risultato elettorale. Il Tribunale amministrativo regionale, dopo il riconteggio e la rideterminazione delle preferenze nella sezione elettorale n.9 di Rionero in Vulture, con sentenza del 16 gennaio 2020, aveva accolto il ricorso e corretto l’atto di proclamazione degli eletti alla carica di Consigliere regionale del 16 aprile 2019, attribuendo il seggio alla ricorrente. In seguito, Giorgetti ha presentato, l’8 luglio 2020, istanza all’Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Potenza, con cui segnalava errori relativi all’assegnazione dei voti in favore di Carlucci per l’errata trascrizione delle preferenze a lei attribuite e, in particolare, per la sezione n.3 del Comune di San Fele e per la sezione n.1 del Comune di Montemilone per complessive 18 preferenze erroneamente attribuite. Errori poi corretti da parte dell’Ufficio circoscrizionale con un autonomo provvedimento amministrativo di rettifica. Il Tribunale amministrativo, con la sentenza n.501 del 15 luglio 2021, aveva poi rigettato l’impugnativa del provvedimento della Commissione elettorale regionale con cui sono state dichiarate inammissibili le istanze di rettifica di errori materiali compiuti nel corso delle operazioni elettorali del 24 marzo 2019. Giorgetti ha poi proposto ricorso al Consiglio di Stato, il quale, ritenendo fondato l’appello, ha accolto il ricorso di primo grado, con conseguente annullamento del provvedimento dell’Ufficio centrale regionale.

Nel prendere la parola Giorgetti si è detto “onorato di essere di nuovo in questo Consiglio regionale e poter rappresentare tutti i cittadini della Basilicata. Finalmente, giustizia è stata fatta. Sono trascorsi quasi tre anni dalla mia ultima volta in questa Assise, non per un mio demerito, ma per colpa di chi voleva, ad ogni costo, sedere su quella seggiola e si trincerava dietro un ‘illegittimo provvedimento dell’Ufficio centrale regionale’ presso la Corte d’Appello di Potenza, così come lo definisce la sentenza n. 09970/2022 del Consiglio di Stato, il massimo giudice speciale amministrativo, che ha rilevato quello che tutti, compreso chi sedeva su quella sedia, già sapevano. Qualcuno ha detto ‘Le cose evidenti non hanno bisogno di alcuna prova’, eppure in questi tre anni sono stato costretto a difendere il mio ruolo e la mia dignità, eh sì, perché, nonostante l’evidenza dei fatti e dei documenti, gli autori di ciò raccontavano la loro distorta versione per giustificare cosa stavano facendo. Anni nei quali sono rimasto fedele a quegli ideali politici che mi fecero aderire nel 2013 al MoVimento 5 Stelle, principi che però non ritrovo più nel Partito 5 Stelle, perché oramai si tratta di un partito a struttura piramidale in cui della ‘democrazia diretta’ resta solo un vago ricordo. Fino a qualche anno fa, gli esponenti del M5s non avrebbero accettato che una ingiusta questione giuridica mortificasse la sacrosanta volontà del popolo, ma in questi anni il silenzio e l’omertà hanno oscurato quegli ideali che, per fortuna, ancora animano molti cuori, purtroppo non quelli dei vertici del Partito 5 Stelle. L’ipocrisia è il maggiore dei mali perché nasconde malafede e intenti da tenere nascosti ai cittadini, io, invece, credo che solo l’onestà intellettuale possa salvare il nostro Paese e che uno dei problemi del nostro Paese sia l’eccessiva propensione della sua classe dirigente ad accettare compromessi al ribasso. Ho aderito al M5S perché condividevo gli ideali della giustizia, dell’uguaglianza, della politica dal basso, della difesa dei diritti dei cittadini, della lotta contro la casta, ma in questi anni c’è stata una perversa manipolazione di questi ideali per mero tornaconto personale. Ho dovuto prendere atto della realtà dei fatti: un partito 5 stelle aggrappato alla seggiola, seduto al tavolo per stringere accordi con la stessa casta, snaturando tutto quello in cui noi attivisti abbiamo sempre lottato sacrificando tutto, e non parlo solo di soldi, ma soprattutto di affetti, amici e famiglia”. (Acr)