Quasi due anni di lavoro quotidiano perché si addivenisse a una legge capace di garantire ai fuorisede – per studio o per lavoro – di votare a distanza sembrano destinati a finire in un nulla di fatto. L’improvvisa crisi di governo, che ha portato allo scioglimento delle Camere e alla definizione della data per le nuove elezioni politiche, ha infatti almeno sospeso l’attività condotta dal Collettivo “Peppe Valarioti” negli ultimi 590 giorni. Con una proposta di legge arriva in commissione Affari costituzionali alla Camera e un’attenzione particolare riservata al fenomeno dell’astensionismo involontario dal ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà, il percorso sembrava sui binari giusti perché si trovasse una quadra e si eliminasse un vero e proprio vulnus democratico, un vuoto normativo che impedisce la partecipazione al voto ad almeno 8 milioni di persone, circa il 15% dell’elettorato attivo complessivo.

I dati sono contenuti proprio nel Libro Bianco scaturito dal lavoro del Ministero e dell’apposita commissione istituita per analizzare il contesto socio-normativo e per confrontare le soluzioni normative al problema analogo messe in atto in diversi Paesi nel resto del mondo.

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