Il Milleproroghe crocevia per le sorti della Calabria. Al decreto, in questi giorni all’esame del Parlamento per la conversione in legge ordinaria, non guardano solo i circa quattromila tirocinanti d’inclusione sociale a caccia di certezze lavorative, ma anche i vertici della Regione e della struttura commissariale che guida la sanità calabrese. Già, perché tra gli emendamenti presentati alla Camera, ce n’è uno (firmatari i forzisti Francesco Cannizzaro e Giovanni Arruzzolo) che riguarda da vicino il destino dei nuovi ospedali. Strutture di cui in Calabria si parla dal lontano 2007 eppure ancora lontane dal vedere la luce.
Nel testo partorito sull’asse Roma-Catanzaro è previsto che per il 2024 la Regione Calabria possa utilizzare le risorse erogate negli anni 2020 e nel 2021 con diversi decreti per l’emergenza Covid «e non ancora rendicontate al 31 dicembre 2022, a copertura dei maggiori costi, derivanti dal fenomeno inflattivo in corso, legati al completamento dei piani di riorganizzazione, nonché da quelli derivanti dall’adeguamento ai nuovi requisiti, imposti dalla pandemia di Covid-19, dalle progettazioni delle strutture di cui all’Accordo di programma per gli investimenti nel settore sanitario di cui all’articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, sottoscritto in data 13 dicembre 2007».
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