Che cosa ci sarà di credibile nella campagna elettorale già iniziata in vista delle amministrative di maggio, delle regionali della prossima primavera se non anticipate, dell’europee? Nulla o quasi. Sarà un gioco del risiko tra vecchi gattovolpisti per la riconquista di territori perduti o per l’occupazione di nuove zone di influenza. Che cosa ci diranno quelli del Pd travestiti da Elly Schlein o gli ex Pd travestiti da Renzi e da Calenda? Le stesse cose che ci raccontarono nel 2005, nel 2010, nel 2013. La sanità, la filiera agro-alimentare, la transizione ecologica, l’industria green, l’energia, lo spopolamento, la povertà, l’università, l’occupazione, bla bla bla. Che cosa ci diranno quelli del “cambiamento” capeggiati, si fa per dire, dal generale senza truppe? Le stesse cose del 2019: La sanità, la filiera agro-alimentare, la transizione ecologica, l’industria green, l’energia, lo spopolamento, la povertà, l’università, l’occupazione, bla bla bla. Alcuni di questi “statisti”, di cosiddetta destra e di cosiddetta sinistra, hanno usato la politica per ben altri scopi: incarichi, progetti, fattorie, appartamenti, aziende agricole, alberghi, ristoranti, ville, conti esteri. Anche i loro sodali scudieri hanno ottenuto privilegi e prebende e senza la protezione del capo bastone oggi sarebbero disoccupati come tanti altri che non hanno abbassato la testa.

Qualcosa di nuovo nella loro prosopopea elettorale, non necessariamente da candidati, ma anche da manovratori ci sarà: le bugie. Queste saranno diverse, più attuali, più seduttive, a copertura dei fallimenti passati. Non mancherà il solito tentativo di addossare le responsabilità agli eventi imprevedibili, al fato, alle vicende mondiali e ai vincoli esterni e, soprattutto, agli avversari: si accuseranno tra loro. Tutto questo accadrà sul palcoscenico delle piazze e dei media affinché vi sia un minimo di parvenza di confronto democratico. Insomma, la dimensione della fiction non mancherà.

Nella realtà più cruda, invece, la partita importante della caccia al voto, come sempre, si giocherà nelle trattorie, nelle case dei “grandi elettori”, con strette di mano a ricordare favori ricevuti, a prometterne di nuovi in una relazione corpo a corpo, face to face. Si firmeranno idealmente le stesse scritture private che disciplinano i reciproci impegni candidato-elettore: “tanti voti a te, tante cose a me.” E poi si vede.

In tutti questi anni nulla di quanto dichiarato nei programmi elettorali dei candidati, basta rileggerli sono ancora online, ha spostato di un punto le condizioni della Basilicata, forse di una virgola, tra l’altro sbagliata. Dovrebbero fare tutti il compitino: “Scrivi gli indicatori socio economici attestati al momento del tuo insediamento e confrontali con quelli risultanti alla fine del tuo mandato”. Non lo fanno mai.

Noi sappiamo però oggi come siamo messi. Povertà in crescita, sanità allo sfascio, spopolamento inarrestabile, emigrazione giovanile in aumento, cassa integrazione alle stelle, crisi aziendali infinite, precariato e sfruttamento dei lavoratori negli indotti industriali senza sosta, e così via.  Il resto mettetelo voi. E dunque quando vi diranno che dopo le elezioni andrà tutto bene, voi rispondetegli che li voterete dopo le elezioni. Vi diranno che siete dei disfattisti, qualunquisti, ma non state ad ascoltarli. Siete semplicemente indignati.