Venerdì 13 ottobre è uscito Too Late, il nuovo singolo di Nitro, con la collaborazione di Madame e la produzione di Mike Defunto. Il rapper veneto ha raccontato così le tematiche affrontate nella canzone: “Avete presente quelle notti in cui non riuscite a dormire e dovete trovare un modo per sfogarvi? Ecco, ‘Too late’ è una di quelle notti per me e Francesca (Madame). È una notte per chi crea e non sopporta il fatto di vedere il tempo passare senza aver avuto l’occasione di lasciare un segno, per sé e per gli altri”. Insomma, si parla di guardarsi dentro, di saper leggersi e di parlare a se stessi con il cuore in mano. 

Il pezzo è nato quasi dal nulla: “Lei è venuta senza sapere niente di quello che avrebbe ascoltato, le ho fatto sentire questo pezzo. Dopo le prime due note del ritornello ha detto: voglio fare questa canzone”. E nel mentre Nitro si sta preparando per le prime sei date dell’Outsider Winter Tour. Prima, però, c’è tempo per riflettere sullo stato del rap di oggi. Ha affermato: “Sono pochi i rapper che fanno pezzi di denuncia sociale, eppure gli argomenti non mancano. Adesso siamo nell’epoca post-covid, post-crisi, c’è la guerra. Servirebbe un po’ di rabbia. Vorrei sentire qualcosa. Sono veramente pochi i ragazzi che lo fanno. Però sono pochi che mi fan venire le lacrime agli occhi, la rabbia che mi dava il rap una volta”.

Nitro dal canto suo è diventato un fenomeno di questo mondo da giovane, giovanissimo: “A volte è strano avere solo 30 anni e avere già 5 dischi solisti alle spalle, comunque vivi delle fasi che i tuoi coetanei vivono dopo, a parte in rari casi. Forse prima di me solo Ensi e Mondo Marcio erano rapper under 21 che erano esplosi. Tutti gli altri erano già più grandicelli, invece adesso è un po’ il pane quotidiano che ci siano ragazzi molto giovani, cosa super positiva, perché ti permette di entrare subito in questo ambiente. Però d’altra parte puoi trovarti che non sai dove andare a 25 anni, se sei uscito a 16 anni sono già nove anni che sei in giro”.

La difficoltà è reinventarsi e trovare nuove strade, ma nulla è forzato:“Sono un artista al contrario: di solito un artista dice quello che prova, si sfoga nelle canzoni magari un po’ meno di successo e poi fa la hit per stare tranquillo. Io invece le poche volte che mi esprimo, faccio delle canzoni che toccano. Mi piace questa mia dimensione, sinceramente. Non mi vedo a cantare la canzone che parla dell’estate, se non in maniera malinconica”.

Infine una confessione: “Se iniziassi adesso a fare musica farei il produttore, non farei mai il rapper”. Il motivo: “C’è troppa esposizione. Io vengo da un’epoca dove il rapper faceva il disco, lo vedevi dappertutto poi tornava nella sua bat-caverna per 2-3 anni, lo vedevi ogni tanto su internet perché usciva magari un video suo con la barba lunga. Poi usciva da lì e partiva di nuovo il giro: di nuovo il disco, di nuovo il tour, eccetera. Quindi c’era questo alone di mistero intorno all’artista, no? Adesso che mistero c’è intorno agli artisti? Niente. Sai già tutto, vita, morte, anche quello che non vorresti sapere sugli artisti”.