Chi non si è chiesto ascoltando Tuta Gold, il brano di Mahmood in gara al Festival di Sanremo, cosa ci faceva l’artista con 5 cellulari in tasca? A rivelarlo è stato lui stesso spiegando perché ne aveva così tanti: “Avevano tutti una funzione diversa”. Ora però non li ha più: “Al momento ne ho due, uno dei quali mezzo rotto”. Inoltre ha precisato: “Sì, avevano tutti funzioni diverse: amici, lavoro, video, foto”.
E sempre parlando del passato, ha confessato di come anche quello più doloroso gli sia servito: “È un modo per affrontare il presente. Bisogna ricordare certi errori per non commetterli più”. Il padre che lo abbandonato lo ha fatto stare male, ma ora “mi sono fortificato”. Nei suoi pezzi parla delle proprie esperienze proprio per aiutare gli altri, raccontando anche come ha fatto a salvarsi nei momenti più difficili: “Le mie ancore sono sempre state gli obiettivi. Porsi dei traguardi può aiutarti a dare il meglio e a capire che cosa vuoi ottenere. Anche essere cresciuto a casa di mia madre fino a 27 anni mi è servito per concentrarmi sui miei obiettivi”.
E ancora Mahmood ha confidato: “Io ho paura di perdere le persone quando muoiono, ho paura della morte, mi piace vivere. Ma nelle relazioni, se arriva il momento di dirsi addio, significa che è giusto così. Gli addii nei rapporti hanno un senso”. Infine il cantante ha toccato due temi molto delicati: il razzismo e la sessualità su cui l’Italia è ancora molto indietro. “C’è ancora tanto da lavorare nel nostro Paese sia per la sessualità sia per il razzismo, ci sono molti step da superare. Ciò che possiamo fare come artisti è raccontare la nostra esperienza in modo che più gente si riconosca e normalizzi sia il discorso sulle origini sia quello sulla sessualità”.