Tutti conosciamo Mauro Repetto come “l’altro” degli 883, con una carriera che è passata in secondo piano vista l’ascesa da solista di Max Pezzali. Nonostante sia stato la mente del duo cult anni ‘90 e abbia scritto Gli anni, brano rimasto nella storia, è praticamente scomparso. Fuggito negli Stati Uniti alla ricerca di una modella che non incontrerà mai, è tornato in Italia ma senza avere successo ed ha ricominciato dal basso a Disneyland Paris. Una storia che ha raccontato nel suo libro Non ho ucciso l’Uomo ragno e in una recente intervista a Fanpage, in cui ha rivelato aspetti inediti e soprattutto ha smentito tanti luoghi comuni.
“Esistono molti miti e leggende su di me, anche giustamente perché la natura ha l’orrore del vuoto quindi bisogna colmarlo, forse avrei fatto la stessa cosa se un altro fosse sparito, diventato un fantasma”. Per quanto riguarda gli 883: “Nascono su un banco di scuola, la persona più interessante che abbia mai conosciuto nella mia vita è questo ragazzo con gli occhi blu che parla in una maniera per metà razionale e per metà surrealista che si chiama Max. Iniziamo a scrivere assieme degli sketch, del rap, perché io faccio l’animatore nei villaggi di vacanza”.
Poi, quando iniziano a fare del pop, scomodano chiunque. Soprattutto a “rompere le scatole” ci pensa Repetto: “Io che ero e sono ancora quello con più energia e più surrealismo dei due, quello con meno freni rispetto a Max, che è molto più razionale di me e a quel punto arriviamo a Jovanotti e a Cecchetto”. All’inizio era Repetto a cantare, ma poi si è ritrovato a ballare: “Io amavo tutte le ballerine dei primi clip rap, quindi cercavo di imparare a memoria le loro coreografie. Poi salivo sul palco, non mi ricordavo più niente e saltavo, ma era bellissimo così, era un duo improbabile, finché è durato è stato bellissimo, uno che cantava impalato e l’altro che saltava fino a star male. Questo erano gli 883. Non ero un ballerino, quindi lo facevo come se fossi in discoteca a Pavia, ma l’ho sempre fatto con piacere, finché sono stato negli 883 ero contentissimo di ballare”.
Come detto, Gli Anni è sua, ma non l’ha mai firmata: “Gli anni è l’ultima canzone che scriviamo assieme io e Max, è proprio il triplice fischio finale. ‘Stessa storia, stesso posto, stesso bar’, mi rendo conto che la canzone è bellissima, ma io non voglio né la stessa storia, né lo stesso posto, né lo stesso bar, pur rendendomi conto che una canzone mitica e che mi piace di brutto. Io voglio andarmene via, voglio andare alla settimana della moda, voglio conoscere una donna che per me è la più bella del mondo. Stavo bene con Max e a Pavia, ma ho questo tappo che voglio far esplodere”.
Di qui la decisione di andarsene e di non firmarla: “Quindi la mia onestà intellettuale mi porta ad andare via senza firmare questa canzone, perché anche se chiaramente è l’ultima che abbiamo fatto assieme ma non mi appartiene, è un altro film, io voglio diametralmente un’altra direzione, anche se mi rendo conto che è una canzone bellissima”.
Dopo l’esperienza fallimentare a New York, ha ricominciato a Parigi: “Oggi sono event executive per Walt Disney company, quindi il lavoro con l’entertainment, la produzione, la logistica, il budget. Se dovessi fare qualcosa parallelo, come nella discografia, preferirei comunque essere artista e approfittare del mio amore per la chitarra per scoprire dei nuovi talenti. Non mi piacerebbe essere un discografico, qualcuno dietro le quinte, vorrei sempre essere protagonista sulla scena e aiutare delle persone più giovani di me o delle persone che hanno meno energia e meno faccia tosta di me, sempre sul versante creativo”.
Tutto è cominciato “dicendo che ero laureato in Lettere e mi hanno messo a fare il cowboy la mattina dopo. Ho fatto il cowboy fino che un italiano che era vice direttore del parco mi ha riconosciuto e mi ha chiesto cosa ci facessi lì. Mi ha messo nel dipartimento più bello della Walt Disney Company, dove sono ancora attualmente, quindi ho ricominciato da zero. Questo mi ha permesso veramente di avere tutta l’energia”.