La mia vita artistica è particolare, sembra una spirale. Adesso vediamo dove mi porta” dice Gianluca Grignani facendo un bilancio dei suoi 30 anni di carriera dopo aver dichiarato di sentirsi solo all’inizio. Nella sua autobiografia, dal titolo Residui di Rock’n roll-diario sincero di un’artista, con prefazione di Irama, racconta la sua carriera e il suo percorso di vita tra alti e bassi.

A Vanity Fair dice che da piccolo voleva fare il cowboy. “Oggi sono un cowboy urbano più o meno, una persona solitaria in grado di gestire situazioni difficili”. Tra la situazioni più complesse della sua vita c’è, senza dubbio, la morte del padre. Il cantante era particolarmente affezionato al papà a cui aveva dedicato, poco prima della morte, la canzone Quando ti manca il fiato portata in gara a Sanremo 2023. Oggi lo narra come il suo brano più difficile tanto che ancora non riesce a cantarlo in pubblico per l’emozione.

Parlando di difficoltà, in merito alla stesura del libro, spiega di aver fatto particolare fatica nel narrare quando hanno cercato di violentarlo. “Volevo denunciare questa cosa perché non l’avevano fatto i miei genitori allora, ma ogni volta che tocco questo tasto mi innervosisco”. Gianluca parla di quando all’età di 10 anni è stato vittima di violenza sessuale da un 18enne mai stato denunciato.

Una vita indubbiamente complicata quella del cantautore vissuta all’insegna di un tatuaggio: “Ricordati di volerti bene”. Frase che Gianluca spesso dimentica di essersi tatuato, ma che lo accompagna in tutta la sua esperienza di vita per evitare errori di valutazione, così li chiama lui. Vita vissuta sui palchi più importanti d’Italia che lui considera casa. Tanto che alla domanda: “Dove ti senti a casa?” risponde così: “Dico sempre sul palco ed è vero, però deve essere un certo tipo di palco. E poi c’è casa mia che è anche diventata una casa studio. Ho delle pareti apposta, tipo lavagna, su cui scrivo i miei testi”.