C’è tanta calabresità che scorre nelle neve del regista reggino Fabio Mollo. Si ritrova nel suo amore per la storia della propria terra e nello spirito combattivo di chi, dalle retrovie, cerca di ribaltare situazioni già consolidate, spacchettare ciò che è già confezionato, andare oltre le convenzioni. Un calabrese doc, appunto. Che ha saputo mescolare la sua arte (la regia) con la sua missione di vita: migliorare ciò lo circonda, narrandolo.

Un periodo d’oro per il 43enne sceneggiatore virtuoso della cinepresa, che guarda con grande attenzione al passato, certo, ma anche ai cambiamenti del presente che avvicinano il futuro. Entrando nel suo ufficio c’è un calendario di quelli semplici ma non per questo meno utili; spicca una data, cerchiata in rosso ormai da una settimana: 26 febbraio. Solo in apparenza un giorno come un altro. O almeno non per Fabio Mollo e per Alessandra Cataleta, la coregista di Semidei, documentario sui Bronzi di Riace che ha già “sfilato” sul red carpet del Festival di Venezia e si è guadagnato uno spazio nella cinquina ai Nastri d’Argento. E il 26, appunto, si conoscerà il verdetto. Quando ne parla, i suoi occhi brillano. «Da calabrese, da reggino, sento un grande senso di responsabilità», sottolinea Mollo, «ma allo stesso tempo avverto sensazioni inspiegabili, molto vicine alla gioia e all’orgoglio. L’idea di realizzare un documentario sul ritrovamento dei Bronzi è maturata in occasione del 50esimo anno dall’evento. Abbiamo colto un’occasione unica: presentare “Semidei” significa restituire alle statue il loro valore artistico, storico e umano. Il tutto è stato possibile grazie al supporto della Calabria Film Commission e della Regione, che hanno sposato la causa con grande entusiasmo, così come Palomar, che ha prodotto il film».

Il ritrovamento dei Bronzi è assimilabile alla punta di un iceberg che ha una base da ricercare nelle profondità della storia: «Noi tutti siamo portati a focalizzare l’attenzione su quel 16 agosto del 1972, quando i reperti prestigiosissimi vennero a galla, ma la vita dei Bronzi è molto più lunga e la loro creazione risale al 4-500 a C», puntualizza il regista reggino. «In generale, però, dal 1700 in poi l’Italia è riconosciuta come la culla della storia dell’arte: i reperti greci, etruschi e romani – fin da allora – si potevano trovare con grande facilità. Si pensi a Pompei, l’esempio più alto che può suffragare questa considerazione. I Bronzi di Riace rappresentano comunque un unicum anche nella storia del nostro Paese, perché non sono stati oggetto di razzie o di “attenzioni” dei tombaroli, che poi li avrebbero rivenduti al mercato nero; il ritrovamento è stato a opera di un sub amatoriale che ha scelto di condividere questa scoperta, senza appropriarsene. Ad ammantare la storia dei Bronzi, inoltre, c’è anche un’aura misteriosa: quanti erano? Come sono arrivati fino alle coste reggine? E, se sono stati trasportati da un’imbarcazione, che fine ha fatto il relitto?». Interrogativi che restano tali, che sono stati trattati nel documentario con grande cura, senza inseguire scoop e senza la pretesa di offrire delle risposte. Un approccio che è valso la “cinquina” ai Nastri d’argento. «Ancora stentiamoci a crederci», prosegue Mollo, «per noi è già prestigioso esserci. Pochi giorni prima dell’evento, il 22 febbraio, presenteremo il documentario a Reggio».

In attesa del verdetto finale, il regista calabrese si gode il successo al botteghino del film “Nata per te”, che narra la vicenda (vera) di Luca Trapanese, primo single omosessuale in Italia ad adottare una bambina con sindrome di Down. Una storia che emana grande forza e determinazione. La stessa di Luca, padre che ha dovuto lottare per ottenere prima l’affidamento e poi l’ok per l’adozione della piccola Alba. A far da sponda, una giudice, brava a far valere il buonsenso più della normativa. «Tutti noi possiamo svolgere un ruolo importante, anche per la vita giuridica del nostro Paese», commenta lo sceneggiatore reggino, «non tanto nella produzione delle leggi, ma nel far sì che queste vengano migliorate e aggiornate. Ciò che mi ha emozionato è stato il contesto di tutta la vicenda: è partita da Napoli; è una storia del Sud, un posto in cui anche l’impossibile diventa possibile. Il film rappresenta il mio tentativo di  segnalare che alcune leggi sono suscettibili di miglioramento».

“Nata per te” sarà disponibile da lunedì su Sky.