In un momento di crescente polarizzazione politica, le recenti dichiarazioni del Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, rivolte al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, hanno sollevato un’ondata di indignazione tra le file di Fratelli d’Italia (FdI). Alessandra Vigliotti e Lucia Cerullo, dirigenti provinciali di FdI a Caserta, esprimono il loro profondo disappunto per le parole di De Luca, che hanno descritto come “aberranti”, “violente” e “volgari”.
In un contesto nazionale dove il contrasto alla violenza, soprattutto quella verbale, viene perseguito con vigore sia sul piano politico che in ambito educativo e culturale, l’uso di un linguaggio denigratorio da parte di una figura istituzionale come il Governatore della Campania suscita preoccupazioni serie. Vigliotti e Cerullo sottolineano il duro lavoro quotidiano svolto non solo nelle istituzioni, ma anche nelle scuole e nelle piazze, per promuovere un clima di rispetto e dialogo, lavoro che risulta minato da episodi di questo tipo.
La reazione di amarezza non si limita alle parole di De Luca, ma si estende al “silenzio colpevole” di numerosi sindaci e amministratori presenti, accusati di non aver preso posizione contro la violenza verbale esercitata. Tale silenzio è visto come un contraddittorio atteggiamento da parte di chi, nei mesi scorsi, ha preso parte attiva in iniziative contro la violenza, come l’inaugurazione di panchine rosse e la commemorazione del 25 Novembre, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne.
L’accusa di Vigliotti e Cerullo nei confronti di De Luca è pesante: una “escalation di follia” che trascende il semplice disaccordo politico per toccare i fondamenti del rispetto istituzionale e personale. Secondo le dirigenti di FdI, l’attacco non è soltanto rivolto a una figura politica di alto livello, ma anche e soprattutto a una donna, circostanza che rende le parole di De Luca ancora più inaccettabili.
Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di tensioni politiche e sociali, sollevando interrogativi cruciali sulla natura del dibattito pubblico in Italia, sulla responsabilità delle figure istituzionali nel mantenere un linguaggio costruttivo e rispettoso, e sulle modalità con cui la società italiana affronta e condanna la violenza verbale, particolarmente quando essa proviene da rappresentanti delle istituzioni.