L’attuazione dell’autonomia differenziata prevista dall’articolo 116 della Costituzione della Repubblica potrebbe presentare notevoli difficoltà di gestione della cosa pubblica, anche unitamente all’applicazione ed al rispetto dei livelli essenziali delle prestazioni (Lep) dei diritti sociali, descritti in un altro articolo ancora da inverare del nuovo titolo V della Costituzione, il 117.
E così come descritta nel progetto di legge del Governo presenta elevati rischi, tanto sul piano della tenuta dei conti pubblici quanto su quella della effettiva garanzia dei diritti dei cittadini, soprattutto nelle aree meno sviluppate del Paese: il Mezzogiorno su tutte. È quanto emerso oggi, 21 ottobre 2023, al convegno su “Sanità, servizi, territorio, sfide e rischi dell’Autonomia Differenziata” promosso in occasione della terza festa interregionale del Sud dall’Associazione nazionale pensionati (Anp) della Cia e da Cia Campania, moderato dalla giornalista Maria Cava e tenutosi ad Ascea Marina (Salerno) nelle strutture del Villaggio Olimpia Cilento Resort.
Ha preso per primo la parola l’economista Gianfranco Viesti collegato in streaming per la sua comunicazione e ribadendo la sua nota contrarietà al progetto di legge del ministro Calderoli, ben espressa nel libro “La Secessione dei Ricchi” ha sottolineato come al progetto di autonomia differenziata si leghino le richieste di regioni come Lombardia e Veneto le quali vogliono una cosa molto semplice: un trattamento da regioni a statuto speciale che ruota attorno al concetto di aliquota di compartecipazione, che sostanzialmente si traduce nel fatto che a queste regioni in futuro si offriranno molte più risorse rispetto a oggi: la secessione dei ricchi. Viesti ha ribadito il suo secco no a Regioni-Stato uniche in Ue. “Con tutte le politiche pubbliche assegnate alle Regioni, la tassazione in capo allo Stato e la spesa alle regioni, da un lato i Comuni resterebbero isolati, dall’altro aumenterebbe il rischio per il debito pubblico, provocando allarme nella Ue e tra i cittadini tassati.
Matteo Valentino, vice presidente nazionale Anp Cia ha presentato il documento dell’Associazione nazionale pensionati sull’autonomia differenziata, che – concepita oltre 20 anni or sono nel testo della Costituzione – nel documento presentato da Valentino è vista come pervenuta oggi fuori tempo massimo, perché “i cambiamenti della società, le nuove esigenze dell’economia, i problemi sociali dovuti all’invecchiamento della popolazione, le sfide della globalizzazione, i fenomeni migratori, i cambiamenti climatici, la geopolitica, suggerirebbero – pur senza mortificare i territori – un rafforzamento del ruolo dello stato nazionale nel rapporto con le istituzioni europee e mondiali”. Al contrario nel documento si teme che “una disarticolazione eccessiva fra lo Stato e le sue istituzioni regionali, e di conseguenza locali, potrebbe portare ad un indebolimento del sistema paese nel suo complesso, oltre ad un inevitabile aumento di burocrazia e costi di sistema”. Una scelta quella dell’autonomia differenziata, che Matteo Valentino non ha esitato a definire “scellerata”.
C’è dunque una sola possibilità per tentare di attuare l’autonomia differenziata, che resta spinta da “motivazioni economiche”, quella di applicare contemporaneamente i livelli essenziali delle prestazioni, che però restano “ancora una materia indefinita: sia riguardo alla definizione che alla garanzia della loro erogazione”. Il rischio concreto a questo punto è che in prospettiva potrebbero “Aumentare le già critiche differenze di trattamento tra cittadini che vivono in Regioni diverse, come è già avvenuto per i livelli essenziali di assistenza nella sanità”.
In questo quadro una forma di autonomia differenziata che si presenta potenzialmente asimmetrica, poiché le regioni non sono obbligata a chiedere maggiori poteri e competenza, rischia di “aumentare il divario esistente fra le regioni, già oggi molto marcato in particolare per il Sud, riguardo al sistema dei servizi”.
Per scongiurare un potenziale aumento delle differenze tra Nord e Sud del Paese il documento invita a non avere fretta, ad attendere una più attenta quantificazione delle risorse necessarie all’attuazione della riforma, sia dal punto di vista funzionale che della sostenibilità economica e finanziaria.
Ettore Cinque assessore al bilancio della Regione Campania invece ha rilanciato “Noi non abbiamo nessun timore della sfida posta dall’autonomia differenziata in sé, siamo una Regione che solo di recente è stata capace di recuperare un miliardo e 600 milioni: non è un problema la sfida. Ma occorre che la riforma metta tutte le regioni lungo lo stesso nastro di partenza. Perché i divari affondano le radici in tempi ben più lontani dalla riforma del Titolo V della Costituzione. In termini essenziali che cosa significa? La riforma Calderoli è a costo zero. Ma il punto è: l’asticella delle prestazioni essenziali va messa al livello della regione migliore o di quella peggiore? La scelta sulla seconda finirebbe per cristallizzare le differenze e azzerare il valore della sfida”.
Francesco Fanelli, vicepresidente Regione Basilicata, ha detto: “Sono possibilista, ma occorre soprattutto non confondere i piani: sulla Sanità pesano le scelte sbagliate del passato. Ma in pochi anni proprio su questo settore dove c’è già ampia delega alle regioni la Basilicata è riuscita a fare passi in avanti enormi, sia in termini di qualità dei servizi offerti ai cittadini che di risanamento del bilancio”. Sull’autonomia differenziata invece afferma: “non nasce da un accordo tra due partiti oggi, ma dalla riforma del Titolo V voluto dal Governo Amato. Sul disegno legge Calderoli si dibatterà. Il divario Nord-Sud c’è ancor prima del progetto Calderoli. Le differenze sui livelli essenziali delle prestazioni ci sono già oggi e vanno superati. Sono della Lega, ma sono del Sud e guardo con attenzione al progetto di legge, non con preoccupazione. Bisogna riflettere sui Lep e le risorse necessarie ad attuarli. Ma individuato il diritto delle Regioni, entra in ballo la qualità degli amministratori. Per i nostri territori sarebbe un’opportunità e già in parte lo applichiamo: in Basilicata i cittadini non pagano più il gas ecco perché non possiamo non considerarla un’opportunità”
È stato poi rappresentato il punto di vista degli agricoltori della Cia dal presidente di Cia Campania, Raffaele Amore: “Se è necessaria questa riforma prima occorre partire da che tipo di Paese abbiamo per poi delineare quale Paese vogliamo. Una riflessione che non è stata effettuata. Ma la proposta di legge parte da un patto di legislatura tra due partiti che per stare insieme barattano l’autonomia differenziata contro politiche di accentramento. Se il disegno di legge venisse approvato sancirebbe i divari e avremmo così risolto e accantonato per sempre la Questione Meridionale. Dobbiamo reagire da imprenditori e da cittadini per evitare che ciò avvenga e seguire l’analisi dell’Anp”.
Il presidente di Anp Cia Campania, Alfonso Del Basso ha concordato con Viesti sull’attuale assenza di prove che le Regioni farebbero meglio dello Stato quanto a capacità di spesa e organizzazione. Anche perché c’è il problema di regioni grandi e più attrezzate e regioni molto piccole: spesso in difficoltà già con le deleghe oggi assegnate dal Titolo V della Costituzione vigente. Del Basso ha poi espresso preoccupazione per la sottrazione di risorse allo Stato. Sanità, istruzione e sicurezza dell’ambiente sono aspetti fondamentali per le politiche di solidarietà e coesione tra cittadini e con l’attuale impianto della riforma “Verrebbero meno economie di scala per comparti strategici come l’energia, ma nel progetto di legge è scritto che laddove i trasferimenti centrali non fossero sufficienti ad assicurare i servizi, le regioni dovrebbero provvedere con ulteriori tassazioni locali. Mentre restano ad oggi indefiniti i livelli essenziali delle prestazioni.
Il segretario generale di Cittadinanzattiva, Annalisa Mandorino molto seccamente ha affermato: “Se tutto passasse alle Regioni l’Italia sarebbe finita, basta leggere le relazioni di accompagnamento che non parlano di autonomia, ma di regionalismo asimmetrico. Avremmo regioni a Statuto speciale e a Statuto ordinario di vario grado.”
A chiudere l’incontro Cristiano Fini, presidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani: “La giornata di oggi è importante perché ha come obiettivo la sollecitazione dei soggetti sociali del territorio, a partire dalle organizzazioni della rappresentanza economica e sociale, per discutere pubblicamente di un argomento così delicato e fortemente impattante su tutto il sistema Paese – ha detto. “Bisogna porre attenzione soprattutto ai temi che riguardano la fiscalità e la sanità, senza tralasciare le tante altre materie oggetto del disegno di legge – ha aggiunto il presidente Fini. “L’obiettivo di Cia – ha concluso – deve essere quello di evitare un aumento del divario fra aree urbane e rurali: parteciperemo, dunque, attivamente con proposte alternative, valutando i reali bisogni sociali dei territori, con lo scopo di tenere unito il Paese”.