«Nel 2015 Matteo Messina Denaro e altri capi di Cosa Nostra avevano stretto un patto con i capi della ‘ndrangheta per ‘lavorare insieme e diventare un’unica famiglia’». Sono le parole di un collaboratore di giustizia ascoltato dalla procura di Torino nell’ambito del maxiprocesso Carminius-Fenice sulla presenza della criminalità organizzata nella zona di Carmagnola. A riportarle sono stati i giudici del tribunale di Asti nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso giugno (sedici condanne e undici assoluzioni). Proprio a Carmagnola e nelle zone limitrofe, secondo il pentito, l’accordo diventò operativo: gli uomini di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta lavoravano assieme.

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