Scioperi, mobilitazioni, minacce di azioni eclatanti. Quella appena iniziata sarà un’estate caldissima sotto il profilo occupazionale in Calabria. Tante le vertenze aperte, migliaia i lavoratori preoccupati per il loro futuro e, soprattutto, per il destino delle proprie famiglie. La bomba sociale potrebbe esplodere – nessuno se lo augura, naturalmente – con conseguenze importanti sui già fragili equilibri di questa terra.
Il bacino di precari più numeroso (circa quattromila lavoratori, ex percettori di mobilità in deroga), è sicuramente quello rappresentato dai tirocinanti di inclusione sociale. Da anni in lotta per un futuro meno incerto, la loro battaglia sembra essere entrata in un vicolo cieco. Non ci sono novità sostanziali e i timori crescono anche perché l’ultima proroga ai contratti accordata, scadrà tra qualche mese. Per le organizzazioni sindacali l’unica strada percorribile per questo bacino di precari rimane la contrattualizzazione a tempo determinato a 18 ore e per 18 mesi già prevista dalla legge approvata con l’ultimo decreto Milleproroghe, come primo passo per una futura stabilizzazione.
L’impegno assunto recentemente dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto, è stato quello di chiedere la convocazione di un tavolo tecnico ministeriale, alla presenza anche dell’Anci e dei sindacati per superare l’attuale stallo economico che, ad oggi, ruota attorno ai soliti 5 milioni di euro a fronte dei 70 milioni circa annui necessari al pagamento degli stipendi oltre a trovare strumenti per favorire la fuoruscita di chi è prossimo alla pensione.