«Naufragio anonimo e invisibile». Così i vescovi della Calabria hanno definito la tragedia avvenuta nel mare Ionio al largo della costa calabrese che ha provocato la morte accertate di 26 persone, tra le quali numerosi bambini, ed almeno una ventina di dispersi. «I vescovi della Calabria – è scritto in una nota della Conferenza episcopale calabra – si uniscono al dolore del confratello, vescovo di Locri – Gerace, mons. Francesco Oliva, e accordano alla sua la loro voce per denunciare ancora una volta l’anestesia delle coscienze di fronte a questa ennesima sconfitta dell’umano e le miopi misure incapaci di evitare simili tragedie. Gli uomini, le donne, i numerosi bambini, i cui corpi attendono di essere riconosciuti dai familiari venuti da tutta Europa, siano un forte richiamo ai singoli e alle istituzioni perché la voce del sangue dei fratelli che grida dal profondo del mare non resti inascoltata mentre denuncia la deriva della nostra stessa umanità e perché il valore dell’accoglienza che caratterizza il nostro popolo non sia soffocata, mentre si leverà fino alla fine la Voce che rimane giudizio costante della storia: ‘Ero straniero e non mi avete accolto’».

I vescovi della Calabria manifestano anche «la loro preoccupazione per le numerose famiglie che, a causa della vertenza Abramo, vedono compromesso il proprio futuro e sono attualmente in assemblea permanente nella sala consiliare del Comune di Crotone». «Si tratta – è scritto in una nota della Conferenza episcopale calabra – di più di 1000 lavoratori provenienti da alcune province della Calabria e dalla Sicilia, che sono dipendenti dell’azienda Abramo Customer Care. Alla scadenza dell’amministrazione controllata di Abramo CC, nei primi giorni di agosto, centinaia di persone rischiano di essere licenziate. Nessuna delle vie di dialogo percorse finora ha sortito la possibilità di assorbire tutti i dipendenti. I lavoratori stanno da tempo chiedendo al ministro delle imprese e del made in Italy la convocazione immediata di un tavolo di crisi che possa favorire il dialogo e individuare possibili vie che garantiscano il futuro a chi vuole costruirlo nella propria terra». I vescovi della Calabria dichiarano di essere «paternamente al fianco dei lavoratori, a sostegno della loro speranza e della giustizia».