Lo sfogo di un lavoratore costretto, insieme ai colleghi, al “riposo” perché è stato soppresso il turno di notte. “Per ora perdiamo solo 300 euro al mese in busta paga, ma in futuro potrebbe andare anche peggio”.
Da quando sulle linee di Melfi è stato sospeso il turno di notte, la parola più gettonata tra gli operai è “riposo”. E si intende la settimana di pausa che deve rispettare, obtorto collo, la squadra che era destinata al turno di notte. A rotazione, fanno tutti una settimana di stop forzato.
Abbiamo incontrato un lavoratore alla fine della settimana “non lavorata per decisione loro”. E non è affatto felice. “Diciamolo francamente – esordisce – stare una settimana a casa è complicato. Il tempo non passa mai. E inoltre visto che già sai di aver perso 300 euro in busta paga, non puoi neanche sbilanciarti”. Ed eccoci al vero tema. “Se hai famiglia e lavori, per sventura, solo tu tra i coniugi, esci solo per fare la spesa. Non puoi permetterti nulla che vada oltre la misera sopravvivenza. Ti privi di tutto”. E’ questo lo stato d’animo. “I primi giorni ti godi di più la famiglia, ma già dal mercoledì il tempo diventa una condanna”.
Oltre alla decisione di sopprimere, almeno per ora, il turno di notte a Melfi, c’è il complicato braccio di ferro nazionale tra Governo e Stellantis sugli incentivi all’elettrico. “Qui a Melfi lavoreremo su 5 modelli elettrici, se il Governo non stanzia seriamente gli incentivi, cosa dobbiamo aspettarci di qui a 3 anni? Cassa integrazione infinita e solo inevitabili nuovi licenziamenti perché diventeremo inutili?”. Il lavoratore appare affranto, finanche inviperito per “l’ambiguità” mostrata non solo da Stellantis, ma anche dalla stessa Meloni. “Mi sembra che il Governo abbia chiuso o voglia chiudere i rubinetti, ma se ci saranno meno incentivi per l’elettrico, le prime vittime saremo noi, operai di Melfi, che in futuro saremo full elettrico”.
Un ragionamento che fila e che pare però non trovare conforto in questa fase storica. “Non riesco a vedere, per me e i colleghi, la luce in fondo al tunnel – ammette – dopo anni di sacrifici non c’è orizzonte. Non si vede”. Prova a guardare indietro allora, a quando anche acquistare un’auto era più semplice. “Diversi anni fa – sottolinea – con 4mila euro di incentivi sul Gpl riuscivi a compare un auto, ora invece con la transizione, come pensate che un operaio possa acquistarla e tenere in piedi quella che sarà l’automotive del futuro?”. Paradossi difficili da superare.
Non solo. Anche nel breve termine, per effetto dell’impoverimento ‘senza notti’, sulla busta paga, il lavoratore si vede in seria difficoltà. “Se perdo 300 euro al mese, in quest’area d’Italia già depressa, come faccio a fare acquisti, a far camminare l’economia. Sono costretto a chiudermi in casa e spendere solo per mangiare e sopravvivere. Con un danno anche sociale. E anche ai bambini, sarò costretto a far fare sacrifici che 10 anni fa non avrei mai immaginato”. Effetti a cascata. E uno sfogo comprensibile, il suo. Sullo sfondo, però, non lo dimentichiamo, c’è la dialettica a nervi tesi tra Governo Meloni e Stellantis, con due stabilimenti, Mirafiori e Pomigliano, in Italia, che più di tutti rischiano in termini di Cassa integrazione e paventate “chiusure”. “Ma anche noi a Melfi rischiamo tanto – conclude – Intanto rischiamo Cassa integrazione a rotazione fino all’estate con grossa perdita salariale. Inoltre se non si sbloccano in modo consistente gli incentivi all’elettrico, rischiamo seriamente tra qualche anno. E non ci vorrà molto”. Questa incertezza, lascia intendere, “fa male solo a noi operai. Loro fanno il braccio di ferro, ma lo fanno sulla nostra pelle”.