Lo diceva Totò Riina, intercettato in carcere: “Questo signor Messina è fissato con questi pali della luce”. Si trattava di pale eoliche. Matteo Messina Denaro aveva intuito da tempo che l’eolico costituisse un gran bell’affare. Non a caso, secondo alcuni pentiti, sarebbe stato Vito Nicastri, “re dell’eolico”, a finanziare la latitanza del capo mafia.

Ma è Italia Nostra a lanciare l’allarme generale. “L’inchiesta sugli affari di Matteo Messina Denaro, che sta facendo emergere inquietanti ipotesi di interessi del boss nel settore dell’eolico, conferma le perplessità di Italia Nostra sulle politiche di incentivazione delle rinnovabili. Carlo Ripa di Meana lo chiamava l’affaire eolico: una gallina dalle uova d’oro che, grazie agli incentivi più alti d’Europa, ha fatto gola alla malavita organizzata. Come ripetutamente denunciato dietro al proliferare delle richieste di impianti eolici presentate a Terna e ai tanti progetti improbabili e raffazzonati si annidano purtroppo anche aziende riconducibili alla malavita.”

E lo rilanciamo, insieme a Italia Nostra, dopo anni di inchieste del nostro giornale sull’affaire eolico in Basilicata.

SI POSSONO CORRERE RISCHI SENZA VOLERLO: il caso Donato Macchia

Prendiamo il caso di Donato Macchia, imprenditore, editore lucano. È un esempio di come, inconsapevolmente, si possa correre il rischio di trovarsi implicati in faccende poco chiare.

Dobbiamo partire da Agebas Srl, riconducibile direttamente all’editore, attuale presidente del Potenza Calcio e businessman dell’eolico, al 5 marzo 2018, è proprietaria al 100% della Melfi Energie Rinnovabili S.r.l.  Melfi Energie Rinnovabili S.r.l. Melfi Energie Rinnovabili al 27 luglio 2018, era proprietaria al 100% della Mia Wind S.r.l. La Mia Wind S.r.l.  Amministratore unico della Mia Wind era Donato Macchia.

Melfi Energie Rinnovabili, conferisce in Rinnovabili Melfi S.r.l.  nel giugno 2014. Rinnovabili Melfi S.r.l. all’epoca ha un capitale sociale di circa 6milioni di euro. Soci al 16 aprile 2018 sono per il 30% la WIND PARK GMBH, società a responsabilità limitata con sede in Germania e per il 70%, la BAIWAR R.E. ITALIA SRL, società del Gruppo Baiwa, con sede a Milano. Queste due società le ritroveremo nella Breathe Energie in Movimento S.r.l.,

La Rinnovabili Melfi S.r.l., con un conferimento del 31 ottobre 2016 diventa Ares S.r.l. che inizia le attività il 10 febbraio 2018. Il capitale sociale della nuova Società è di 6,5 milioni di euro. Socio unico e proprietario al 100%, con atto del 24 gennaio 2019, è la Melfi Energie Rinnovabili S.r.l., la cui proprietà è di Agebas S.r.l., già proprietaria al 100% della Mia Wind S.r.l.

La Breathe Energie in Movimento S.r.l. con capitale sociale di 6,9 milioni di euro era di proprietà, con capitale 6milioni e 762mila euro, della Licosenergia S.r.l., con diritto di pegno della Norddeutsche Landesbank Girozentrale. La restante parte di 138mila euro era di proprietà della Baiwar r.e. Italia S.r.l., con diritto di pegno sempre della Norddeutsche Landesbank Girozentrale.

La Baiwar r.e. Italia S.r.l. e la WIND PARK GMBH erano e dunque legate da un rapporto societario con le società di Donato Macchia e company. Nell’inchiesta che ha portato all’arresto di Vito Nicastri e di Paolo Arata, nel luglio 2019, al centro di alcuni scambi c’è anche la Baiwar r.e. Italia e il noto operatore finanziario calabrese ma milanese di adozione, Antonello Barbieri, già arrestato con l’accusa di essere un prestanome. Che c’entra la Baiwar r.e. con la vicenda siciliana?

Al centro dell’attenzione c’è una società che in principio si chiamava Sicilia e Sole. A costituirla, nel 2007, è Nicastri in persona. La Sicilia e Sole diventa poi Sun Power Sicilia. Si scopre, nell’ambito dell’inchiesta su Nicastri che la Sun Power Sicilia è legata al re dell’eolico.

Sono i giorni delle prime perquisizioni a casa di Nicastri e Arata, e MeridioNews dà la notizia del collegamento tra Sun Power Sicilia e il re dell’eolico: tra i soci infatti compare il 48enne Antonello Barbieri, già condannato per riciclaggio a Torino e già allora indagato nella nuova inchiesta di Palermo.

Il 18 luglio 2017 Barbieri cede l’80% delle quote di Sun Power alla Baywa Re Italia. Barbieri viene pagato con due bonifici: il primo, nello stesso giorno di luglio, di 490 mila euro e il secondo ad ottobre per un milione e 248 mila euro. Successivamente cederà l’altro 20% e la Sun Power sarà interamente di proprietà della BayWa Re Italia.

Amministratori della BayWa Italia risultavano a quel tempo, gli stessi della Sun Power Sicilia. Ma all’epoca dei fatti amministratore era, pare per conto di Nicastri, Antonello Barbieri. Tuttavia, Alessandra Toschi e Lorenzo Palombi, nel 2019 amministratori sia della Sun Power sia della BayWa, in un certo senso arrivano dal passato: tra il 2007 e il 2009, infatti, siedono nel Cda della Sun Power quando ancora si chiamava Sicilia e Sole.

Ad ogni modo la BayWa Italia è già socio di Macchia ai tempi dell’acquisizione delle quote da Barbieri. Per la BayWa non ci sono stati risvolti penali se non l’imbarazzo creato da Vito Nicastri nel momento in cui il re dell’eolico ha tentato di incassare gli assegni della vendita delle quote della Sun Power.  E per Macchia soltanto il rischio di trovarsi implicato, suo malgrado, in faccende poco chiare.

SI POSSONO CORRERE RISCHI SENZA VOLERLO: il caso Antonio Altomonte

Non ci sono profili di illegalità nel rapporto di consulenza tra Antonio Altomonte e la Solon Spa. Tuttavia anche questo è un esempio del rischio di implicazioni non volute che possono colpire professionisti, sicuri di fare semplicemente il proprio lavoro. L’episodio, già raccontato su questo giornale, riguarda il commercialista e uomo d’affari, Antonio Altomonte, lucano di Tolve, in provincia di Potenza (Clicca qui). Dal luglio 2010 e almeno fino a ottobre 2018, sarebbe stato consulente esterno della Solon Spa dove avrebbe svolto – lo scrive lui stesso – “attività gestionali-amministrative, amministratore di società veicolo, consulente per la ristrutturazione del debito.” La Solon spa nel 2013 era socia, insieme alla Nica Holding Spa di Vito Nicastri, della Solagri Srl. Le quote della Nica Holding spa nella Solagri Srl furono confiscate, insieme ad altri beni immobili e mobili per un valore di 1,3 miliardi di euro. La confisca, nel 2013, fu disposta dal Tribunale di Trapani su proposta della Dia di Palermo. Nicastri già allora era sospettato di essere vicino, se non addirittura prestanome, del boss Messina Denaro.

Il legame societario tra la BayWa Italia e le società di Donato Macchia non ha alcun risvolto illegale. Allo stesso modo, ribadiamo, non ci sono profili di illegalità nel rapporto di consulenza tra Antonio Altomonte e la Solon Spa. Queste circostanze dimostrano soltanto, in forma di esempio, che la ragnatela delle relazioni d’affari nell’eolico è sempre un campo minato, da un giorno all’altro senza saperlo ti trovi implicato in faccende poco chiare. In Basilicata il rischio esiste.

L’OMBRA DELLA MAFIA

Le circostanze che, invece, devono preoccupare la Basilicata sono almeno due. La prima riguarda il caso del sequestro di pale eoliche e terreni a Santo Valenti, uno degli imprenditori a disposizione del clan mafioso Rinzivillo. Ci spiega Simone Olivelli su MerdioNews che a “investire tramite la propria ditta individuale, in un settore su cui la criminalità organizzata ha dimostrato di non avere mai cessato i propri appetiti, come dimostra l’inchiesta su Vito Nicastri e Paolo Arata, è stata Angelamaria Terranova. La donna, 46 anni, è moglie di Valenti, e risulta avere investito, tra il 2015 e il 2017, in diverse aree tra Basilicata e Molise. In ogni terreno sarebbe stato installato un palo del mini-eolico, per singoli investimenti che si aggirano intorno ai 150mila euro. Dietro questi soldi, secondo la Dia, potrebbe esserci anche la mano della mafia.” Tra i beni sequestrati in Basilicata un terreno con impianto eolico sito in Avigliano (Pz); un terreno con impianto eolico sito in Potenza; un fabbricato adibito ad impianto eolico sito in Potenza.

La moglie di Valenti risultava intestataria delle particelle di terreno sequestrate a Potenza e Avigliano dal tribunale di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sul clan Rinzivillo di Cosa Nostra A fare da intermediario in Basilicata sarebbe stato Daniele Ricceri, originario di Catania ma residente nel salernitano, tirato in ballo da Carmen Galgano l’ex consigliera comunale, in quota Fratelli d’Italia, di Potenza. Galgano ha dichiarato che negli anni prima dell’inchiesta di Caltanissetta aveva venduto ai coniugi Valenti progetti eolici sviluppati dall’associazione di professionisti Sky Power di cui era amministratrice. La Galgano, al contrario, di Altomonte e Macchia, si è trovata davvero implicata in faccende poco chiare, senza saperlo e senza volerlo.

L’OMBRA DELLA ‘NDRANGHETA

Più di recente, nel novembre 2021, tra le carte dell’ operazione antimafia della Dda di Potenza troviamo Paolo Signifredi, commercialista, considerato il cassiere del clan calabrese “Grande Aracri” di Cutro, in Emilia Romagna, poi diventato collaboratore di giustizia.  È lui a parlare degli interessi della ‘ndrangheta nell’affare eolico lucano. “Nel settore dell’eolico lucano il clan poteva vantare molte conoscenze”, dichiara Signifredi e aggiunge:” le pale eoliche le ha messe lui…” Si riferisce a Nicolino Grande Aracri, detto “mano di gomma”. Signifredi parla dell’acquisto di una cava funzionale alla realizzazione di un parco eolico. L’investimento serviva da un lato a riciclare denaro sporco e dall’altro a trarre grossi profitti. Oggi rimane aperta la domanda: di quale cava parla Signifredi?

TENERE ALTA L’ATTENZIONE

Nel novembre 2019 esce la notizia: “Funzionario della Regione Basilicata confessa, ho preso mazzette sulle pale eoliche”. I fatti risalgono a un periodo tra il 2012 e il 2016. Il dubbio che abbiamo provato a condividere in questi lunghi anni con le nostre inchieste, riguarda gli impianti disseminati in tutta la regione: sia per presunti intrecci illeciti tra funzionari pubblici, imprese ed esponenti politici, sia per irregolarità nelle procedure autorizzative e nelle attestazioni di sicurezza degli impianti, sia per presunti investimenti a fine di riciclaggio di denaro da parte di gruppi mafiosi o legati alle mafie.

Perciò continuiamo a insistere. Nell’affare eolico in Basilicata decine di funzionari, imprenditori, sportelli bancari, studi di progettazione, società veicolo e società esecutrici, società finanziarie, coperti da un ombrello politico spesso invisibile, hanno fatto strage di paesaggi e di terreni agricoli di qualità per procurarsi vantaggi illegittimi. Costruendo un labirinto di società nel quale serpeggiano altri interessi che nulla hanno a che fare con l’energia pulita. In questa giostra sono saliti anche uomini, in giacca e cravatta, legati ad ambienti malavitosi, interessati a riciclare proventi da attività illecite. Intorno all’eolico, si sono mossi e si muovono fatti e personaggi di dubbia reputazione. E alcuni ambienti politici di ieri e di oggi, con la compiacenza di funzionari pubblici, hanno fatto e fanno da copertura a un sistema di relazioni molto pericoloso.

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