“Cambiano i suonatori, ma la musica è sempre la stessa”, è la prima cosa che ci dice un funzionario che opera in via Anzio, a Potenza, nei Dipartimenti della Regione Basilicata. “Pensavamo che con Bardi e ‘il Governo del cambiamento’ qualcosa potesse cambiare davvero, e invece centrosinistra, centrodestra, centrosopra e sotto, è sempre la stessa storia”. Cambia tutto perché nulla cambi anche in quei palazzi con vetri ‘trasparenti’ e tutti simili di via Anzio. “Ma quale trasparenza – ridacchia la nostra fonte – Se sei entrato per concorso ti vedi scavalcare sistematicamente da qualcuno. Sembra più importante quanti voti porti, piuttosto di quanto lavoro sai fare”.

A fronte dei “concorsi” per entrare nei Dipartimenti, Giunta e Consiglio regionale, c’è infatti un’altra corsia, quella degli esterni. Attualmente pari ad un migliaio. Si tratta di laureati selezionati in questi anni da società come Formez e Consedin. “Gli esterni, previa presentazione curriculum e colloquio, vengono segnalati da queste società – conferma il funzionario – e loro si occupano di assistenza tecnica sui fondi europei”. Entrano in quelle stanze, gli esterni, valendo su fondi europei a disposizione della Regione. “Assistenza tecnica”, è ciò che, formalmente fanno. “Per noi che siamo entrati con concorso, invece, la storia è diversa. Facciamo capo a fondi ordinari”.

Entrambe le figure, esterne e vincitori di concorso, però, si trovano ad occupare gli stessi uffici regionali. Tutti con compiti definiti da capi area e “politici” di turno. Ma qual è il problema? “Il problema è che con la legge Madia è stata prevista una stabilizzazione dei precari. E così sono stati ‘internalizzati, anche a tempo indeterminato, gli esterni”. Senza concorso, in sintesi. Di qui l’amarezza di chi si sente “discriminato, scavalcato”, nonostante i concorsi vinti. “Capita quindi che anche chi è entrato da esterno si è trovato o si troverà a breve dirigente, sfruttando apposite leggi del 2001 che prevedevano una quota di dirigenti esterni”. E chissà perché i nomi dei “papabili nuovi dirigenti” si riescono già a immaginare. E ancora: “C’è un cerchio magico e baronale che resiste anche all’avvicendarsi delle consiliature regionali. Non conta il lavoro che sai fare, ma i voti che riesci a portare”. “Figli e figliastri, nipoti ed esclusi” verrebbe da dire.

“Sembra che la Basilicata sia ancora quella delle baronie raccontata da Banfield nel dopoguerra”, ironizza, seppur con amarezza, la nostra fonte. “Ma lo chiedo ancora: Siamo in attesa da 25 anni: quando un concorso per dirigenti interni alla Regione? Ma la stessa Regione si è già giocata quasi tutti i dirigenti esterni previsti dalla legge” . Vorrebbe parlare ancora il funzionario deluso. Ma si sa, avanzare pretese o più semplicemente rivendicare “diritti”, in questa fase elettorale può essere un boomerang. Non solo per chi chiede, ma anche per chi promette.