“Il Natale? Faccio finta che sia festa, ma in realtà con la testa sono altrove. A 62 anni e con un figlio da mantenere devo chiedere aiuto a mia madre. Vivo con lei”. Sono parole cariche di rabbia quelle di Nicola, che ora opera da usciere al Comune di Ferrandina. Appartiene alla platea ex Tis (Tirocini di inclusione sociale), ma si sente ‘ex’ troppe cose dopo un’epopea, con i tirocini formativi della Regione Basilicata, che va avanti dal 2010 senza alcun miglioramento, anzi.
“All’inzio ci dissero che dopo 24 mesi saremmo stati avviati verso percorsi lavorativi reali, coi fondi europei ce l’avremmo fatta – sottolinea – ma a distanza di 13 anni vi dico che ci è passata la vita davanti e abbiamo solo subito discriminazioni su discriminazioni”. Ed entra nel merito. “Nel 2015 eravamo entrati in un platea che si sarebbe stabilizzata insieme ai lavoratori della Forestazione. Alla fine loro ce l’hanno fatta e noi siamo rimasti fermi, tra color che sono sospesi”. Non solo. Nel 2022, con ministro del Lavoro Orlando, la loro posizione retrocede ancora. “Da 680 euro al mese abbiamo iniziato a prenderne 580 e siamo entrati in quella vsta platea denominata ex Tis ed Rmi”. E ancora: “Potete immaginare come ci si sente se invece di essere stabilizzati, col passare degli anni retrocedi sempre di più”. Non solo. “Al Comune dove lavoro, sono stati inseriti gli ex Lsu (Lavoratori socialmente utili, ndr) e noi siamo discriminati ancora una volta, siamo sempre secondi o in coda a qualcun altro”.
Non parla solo per sé ma anche per i suoi colleghi e colleghe, Nicola. “Sa come immagino la nostra condizione? Come un folto gruppo di persone lasciate in una piscina, con l’acqua alla gola e in attesa di qualcuno che le venga a salvare”. Ma questo salvatore non si vede. “Sia la Regione, sia l’Arlab e in parte anche i sindacati, sembra che non vogliano risolvere la questione, e rimaniamo in attesa”. Vorrebbe dire tante altre cose Nicola, tanta la rabbia e il disappunto. “Io ho solo un figlio da mantenere, ma chi come me ha una famiglia con più figli, mi dite come fa a tirare avanti con 580 euro. Deve andare a rubare…?”. Sono 1.800, per la cronaca, i lavoratori lucani (ex Tis e Rmi) in attesa di una stabilizzazione che, secondo i vertici della Regione Basilicata, potrebbe non avvenire mai. Si sta tentando la carta di farli rientrare in non meglio definite ‘cooperative’, ma i lavoratori temono sia solo l’ultimo atto prima di essere definitivamente scaricati e lasciati ‘a piedi’.