I dati di febbraio dell’INPS sull’Assegno di Inclusione (Adi) confermano, con una tendenza generalizzata che riguarda anche la Basilicata, che la riforma del Reddito di Cittadinanza è inefficace: esclude chi è più fragile e in condizione di bisogno. Così la Uil Basilicata in una nota fa il punto sullo stato di attuazione dell’Adi.

I dati resi noti dell’INPS sull’Assegno di Inclusione, attestano che le domande presentate sono 651mila, di cui 446mila lavorate e circa 288mila accolte, con un importo medio di 645,84 euro. Rispetto, quindi, alla platea dei potenziali beneficiari di oltre 737 mila persone, le domande finora acquisite sono state solo 287.704, poco più di un terzo dei potenziali beneficiari di AdI. Mancano all’appello circa 450 mila nuclei in condizioni di fragilità e bisogno, che percepivano il Reddito di Cittadinanza, che non hanno potuto avanzare la richiesta del beneficio e che rimarranno privi di protezione sociale. Relativamente alle domande respinte, le motivazioni riguardano in particolare: la mancanza del requisito relativo al reddito familiare (50% dei casi) e l’assenza dei requisiti di età o disabilità del nucleo familiare (20% dei casi).

I dati oggetto di analisi e approfondimento anche dal nostro Patronato Ital – commenta il segretario regionale Uil Vincenzo Tortorelli – confermano, purtroppo, le nostre preoccupazioni riguardo al forte restringimento della platea di RdC (circa il 50%), a causa della destinazione fortemente categoriale dello strumento che esclude coloro ritenuti occupabili, in base a un mero criterio anagrafico. Le criticità del RdC con il passaggio all’ADI si sono aggravate con l’esclusione dei nuclei in condizioni di bisogno e le iniquità orizzontali, generate da trattamenti fortemente differenziati in condizioni simili. Ma la principale iniquità orizzontale della riforma consiste, nell’aver reso l’ADI categoriale in base alla composizione del nucleo familiare, una situazione unica tra i paesi dell’UE.

Per la Uil la riforma del Reddito di Cittadinanza ha generato, finora, risultati inadeguati e sconfortanti, inferiori perfino alle attese del Governo (che aveva annunciato circa 737 mila famiglie nel programma Adi), ma principalmente inferiore a circa 1,2 milioni di famiglie che, nello stesso mese dell’anno scorso, percepivano il RdC.

Dai controlli preventivi effettuati, è emerso che: 12.222 domande necessitano di un supplemento di istruttoria per l’acquisizione della certificazione attestante il requisito richiesto ai fini del riconoscimento della misura. L’INPS, acquisita la certificazione, potrà procedere al pagamento dal prossimo 15 febbraio o comunque entro 60 giorni qualora non pervenga la certificazione da parte degli enti preposti; 1.140 in istruttoria per controlli interni dell’Istituto (accertamenti antifrode); 117.461 domande sono state respinte per mancanza di requisiti. Tra le principali cause risultano: esito negativo sopra soglia su DSU, superamento delle soglie di reddito, omessa dichiarazione dell’attività lavorativa.

Ribadiamo con forza – aggiunge Tortorelli – che il trasferimento monetario deve essere accompagnato da una offerta di servizi territoriali sociali e del lavoro, che rispondano a standard adeguati di infrastrutturazione territoriale, con personale adeguato a garantire la presa in carico dei bisogni complessi. Il Governo si era, inoltre, impegnato per l’avvio del monitoraggio a partire da un primo step nella prima metà di gennaio ma, anche questo impegno, non è stato mantenuto. La UIL mantiene una posizione negativa di fronte ad un’azione di governo che riduce l’azione sociale anziché ampliarla, come richiederebbero le reali condizioni del Paese, con 6 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e disuguaglianze drammatiche e inaccettabili. Pertanto, la nostra richiesta rivolta al Governo è di mantenere l’impegno preso sugli incontri con i sindacati per monitorare le misure di intervento a contrasto della povertà, determinanti, per trovare soluzioni concrete e non lasciare indietro nessuno.