ROSETO. Nonostante i due collaudi già effettuati, quello amministrativo e quello statico, si allungano i tempi per la riapertura del piano terra della villa comunale. Al momento, infatti, la sala che ospitava negli anni passati i convegni e le presentazioni, e che adesso è stata destinata al Coc, il centro operativo comunale per le emergenze, è vuota, e inoltre manca la caldaia, fondamentale in questo periodo. L’amministrazione ancora deve fare un sopralluogo per valutarne i costi, come conferma il sindaco Mario Nugnes. «Per quanto riguarda la caldaia ci stiamo muovendo per calcolare un preventivo», dice Nugnes, «a breve effettueremo un sopralluogo con un tecnico per valutare approfonditamente l’intervento da effettuare e i suoi costi».
Un altro problema è rappresentato dagli arredi, sparsi per il territorio comunale e non dopo il trasferimento effettuato 6 anni fa prima dell’inizio dei lavori. Alcuni di questi mobili sono accatastati in un edificio all’autoporto, altri sono a Montepagano, ma bisognerà valutare in che stato sono. «Per gli arredi stiamo valutando se e cosa riposizionare del mobilio precedentemente presente in villa e attualmente custodito», continua il sindaco, «ma dobbiamo ovviamente valutarne l’utilità e lo stato di conservazione». Nugnes, però, critica la passata amministrazione per i ritardi sui lavori della villa, chiusa da quasi 7 anni, e per i costi aggiuntivi per permettere il completamento degli interventi. «Ovviamente la nostra intenzione, come fatto con il giardino, è ridonare al più presto la villa comunale alla comunità di Roseto», evidenzia il primo cittadino, «ma non possiamo non sottolineare che paghiamo ancora l’inerzia della passata amministrazione che, oltre a farci accumulare ritardi, ha portato a sviluppare delle riserve che purtroppo gravano sul nostro bilancio». I lavori, coperti da un finanziamento di 1 milione 140mila euro da parte della Protezione Civile, hanno interessato il seminterrato, il tetto e il piano terra. Secondo il cronoprogramma iniziale i lavori, iniziati a giugno 2016, avrebbero dovuto essere conclusi entro il 2017. Una prima perizia di variante però, dovuta a una serie di interventi non previsti, determina un primo ritardo. La precedente amministrazione avrebbe voluto riaprire la villa entro giugno 2018, ma ecco un’altra perizia di variante. I lavori sono stati bloccati due anni e mezzo e per questo la Dag costruzioni ha richiesto un risarcimento danni all’ ex amministrazione per il cantiere bloccato, inizialmente di 160mila euro, ma dopo un accordo bonario, ridotto a 65mila euro. A dicembre 2020 è stato raggiunto l’accordo e nei primi mesi del 2021 è stata approvata la perizia di variante per far ripartire i lavori.
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