PESCARA. Sarà il ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture a dire l’ultima parola su viale Marconi. Entro 4 mesi, lo staff del ministro Matteo Salvini della Lega – per combinazione, proprio oggi dalle ore 11, Salvini verrà a Pescara e parlerà all’Aurum – dovrà dire se è regolare la strada a 4 corsie (due riservate ai bus ma senza più parcheggi), con le rotatorie aperte al passaggio dei pullman e le isole per i pedoni al centro della carreggiata. Si conoscerà il 16 ottobre prossimo il destino della strada di Porta Nuova, un cantiere ancora aperto nonostante i lavori dichiarati finiti. La sentenza arriverà a elezioni comunali ormai concluse e con la prossima giunta già in carica. Nell’attesa, il Consiglio di Stato ha ordinato un’indagine conoscitiva su viale Marconi. È questa la prima decisione dei giudici dopo l’azione legale di cento tra residenti e commercianti, autori di un ricorso straordinario al presidente della Repubblica assistiti dagli avvocati Matteo Di Tonno e Augusto Careni: «È necessario che il ministero rediga ulteriore relazione integrativa».
IL CASO Quello di viale Marconi è un caso amministrativo, politico e giudiziario: dopo mesi di proteste e muro contro muro, l’amministrazione Masci, scaricando responsabilità sulla precedente giunta di centrosinistra, ha aperto alla possibilità di rivedere il progetto con la cancellazione di una corsia e la reintroduzione dei parcheggi. Una responsabilità che, invece, il centrosinistra assegna proprio al centrodestra del sindaco Carlo Masci e dell’assessore alla Mobilità Luigi Albore Mascia che ha cambiato il primo progetto del 2019. Di certo quel progetto, partito da un importo di 970mila euro, è lievitato a un milione e 700mila euro dopo una serie di varianti. Nonostante la spesa quasi raddoppiata e i lavori considerati finiti, sulla strada restano le transenne con il collaudo rimasto bloccato per mesi. E proprio sul collaudo il Consiglio di Stato vuole fare chiarezza: «Il ministero delle Infrastrutture», dice il Consiglio di Stato, «deve acquisire documentate informazioni in ordine alle dedotte dimissioni del collaudatore e alle relative ragioni, alla nomina di nuovo collaudatore, all’intervenuta effettuazione del collaudo e alle sue risultanze, a un’eventuale intervenuta modifica del tracciato».
QUATTRO CORSIE Tra i nodi irrisolti, il Consiglio di Stato chiede «articolati chiarimenti» sulla «previsione o meno della quarta corsia già nel progetto originario nonché di una fase 2 che avrebbe comportato l’adozione di una variante»; se in viale Marconi dovrà passare davvero la filovia «che attribuirebbe la competenza alla Regione in materia di Brt», cioè un sistema di trasporto rapido di massa; la necessità di Valutazione di impatto ambientale; la «compatibilità» dell’opera con il Piano urbano della mobilità sostenibile; il «rispetto della normativa in materia di sicurezza, realizzazione delle rotatorie con varco aperto per il passaggio»; «compatibilità paesaggistica e urbanistica nonché necessità di autorizzazioni o varianti urbanistiche» per le piazzole.
RITORNO AL PASSATO Con il ricorso, cittadini e commercianti chiedono l’annullamento degli atti del Comune e vogliono la riduzione in pristino e cioè che viale Marconi torni al passato con due corsie e parcheggi su entrambi i lati. Dopo l’udienza del 31 gennaio scorso, passeranno altri 8 mesi per la sentenza. Ma, una volta presa, la decisione sarà inappellabile: questo prevede l’iter del ricorso straordinario al presidente della Repubblica. Quindi, visto che il ricorso si chiude con la richiesta di riduzione in pristino, se passasse questa linea, l’amministrazione che verrà non potrebbe fare altro che smantellare le 4 corsie. Invece, se l’intervento del Comune fosse dichiarato regolare, i residenti e i commercianti non avrebbero un altro mezzo per opporsi e viale Marconi resterebbe così com’è.
POLEMICA POLITICA «Su viale Marconi anche il Consiglio di Stato vuole vederci chiaro», dice Carlo Costantini, candidato sindaco del centrosinistra che ha chiesto una commissione d’indagine sull’appalto, «non è il più tempo di continuare a mettere polvere sotto un tappeto che ormai non riesce più a contenerla. Sarebbe molto più responsabile per il sindaco ammettere di avere sbagliato. In questo contesto – osserva Costantini – la decisione del sindaco di riportare l’attuale viale Marconi nelle condizioni in cui era prima non può che essere ricollegata al timore di prendere una batosta dal Consiglio di Stato. Una batosta che potrebbe aprire la strada ad azioni risarcitorie da parte di tutti i commercianti che in questi anni hanno dovuto chiudere le loro attività o che si sono visti ridurre in modo drastico i fatturati, grazie al “boulevard parigino” che Masci ha voluto pervicacemente realizzare su viale Marconi, modificando di propria iniziativa il progetto del centrosinistra datato 2019».
PARLA IL COMITATO «Il provvedimento del Consiglio di Stato, seppur interlocutorio, rappresenta a nostro parere un importante e riteniamo decisivo passo avanti verso un esito positivo del nostro ricorso», così il comitato Salviamo viale Marconi, «la richiesta rivolte al ministero dei Trasporti di produrre in giudizio una relazione integrativa specifica proprio sui principali punti che avevamo sollevato nel ricorso evidenzia, in modo chiaro e netto, che le nostre ragioni sono state da sempre fondate su un progetto pensato male e realizzato peggio».