AVEZZANO. C’è ancora incertezza sul destino dei tribunali non provinciali di Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto. Se da governo e Regione resta granitica la volontà di scongiurare la soppressione degli uffici giudiziari, a preoccupare sindaci e avvocati sono le tempistiche che rischiano di dilatarsi e relegare i presidi in uno stallo pericoloso. Complice soprattutto la grave carenza di personale ancora in atto. Il Comitato per la salvaguardia dei palazzi di giustizia, che ieri ha incontrato a Roma il governatore Marco Marsilio, ha puntato tutte le fiches sulla legge salva-tribunali promossa dal consiglio regionale abruzzese e finita al vaglio della commissione Giustizia in Senato. A tenere in ansia sindaci e avvocati è però la drammatica carenza di personale, che non accenna a placarsi nonostante gli appelli lanciati a più riprese. Netto a riguardo il commento del sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio: «La prima necessità è quella di sbloccare il più velocemente possibile le piante organiche di tribunali e procure: oggi, con il 50 per cento di scopertura del personale su scala regionale, è un’urgenza che non si può più rimandare». A fare eco al primo cittadino è Roberto Di Pietro, presidente dell’ordine degli avvocati di Avezzano: «La scopertura in organico si fa sempre più accentuata con il passare del tempo. La sentenza del Tar sul ricorso avanzato dal Foro di Avezzano (riguardante l’invio di nuovo personale, ndr) potrebbe dare lo spunto al ministero per sbloccare la situazione e trovare una soluzione definitiva». Nel vertice capitolino sono state gettate le basi per l’ottenimento di una nuova proroga alla chiusura – quella attuale scade il 31 dicembre 2024 – funzionale all’approvazione della riforma della geografia giudiziaria, già avallata dal Guardasigilli Carlo Nordio. Un nuovo rinvio che il Comitato preme però per inserire nel prossimo decreto milleproproghe, senza passare dal paracadute dell’emendamento come avvenuto negli ultimi anni.
piante organiche
La partita si gioca su due fronti: riapertura immediata delle piante organiche – nel caso di Avezzano ferme addirittura al 2009 – e approvazione della legge del consiglio regionale abruzzese per la salvezza dei tribunali. «Senza personale amministrativo e senza turnover per via dei vari pensionamenti», aggiunge Di Pangrazio, «i presidi non possono svolgere il loro ruolo con costanza, respiro ed efficienza». «Il presidente Marsilio», si legge in una nota di Palazzo Silone, «ha manifestato un forte impegno nella ricerca di soluzioni immediate e adeguate per garantire il corretto funzionamento dei tribunali». Il Comitato, formato da Di Pangrazio; Gianfranco Di Piero (sindaco di Sulmona); Filippo Paolini (Lanciano); Francesco Menna (Vasto) e i quattro presidenti degli ordini forensi Di Pietro, Luca Tirabassi, Antonio Codagnone e Maria Sichetti, punta a capitalizzare l’asse tutta meloniana tra Regione e governo e ha richiesto a Marsilio di organizzare un incontro con il senatore Ernesto Rapani (FdI), relatore in Senato della proposta di riforma della geografia giudiziaria.
il lungo iter
A Palazzo Madama è ancora fermo il disegno di legge per la salvezza dei tribunali: al vaglio la proposta della Regione Abruzzo (fatta propria anche da Calabria, Campania, Toscana e Lombardia) di farsi carico delle spese di gestione e di manutenzione degli immobili che dovranno poi essere oggetto delle convenzioni da sottoscrivere con il ministero della Giustizia. Una legge che, unita all’agognata riforma della geografia giudiziaria, potrebbe tenere in vita i presidi di giustizia e scongiurarne la chiusura. Ma il piede va tenuto saldo sull’acceleratore: «Abbiamo chiesto però un’accelerazione», specificano i sindaci, «serve una spinta più incisiva e un impegno più forte per mandare avanti tutto l’iter».
toghe in assemblea
Si discuterà del destino del tribunale anche nell’assemblea del Foro di Avezzano in programma lunedì 30 ottobre. Il pressing al ministero è già scattato, mentre il prossimo 8 novembre è in agenda l’udienza del Tar sul ricorso avanzato dagli avvocati marsicani riguardo il mancato invio di personale per rimpinguare gli organici di tribunale e procura.
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