
LANCIANO. Quello che sta per iniziare sarà l’ultimo anno di vita del tribunale di Lanciano? La domanda sorge perché è fissata al 31 dicembre 2023 la chiusura definitiva del presidio, ma dall’ultimo incontro a Roma con il ministro della giustizia Carlo Nordio, pare si siano aperti degli spiragli per una ulteriore proroga. «Nell’incontro a Roma con i colleghi sindaci di Vasto, Avezzano e Sulmona, con il presidente della Regione Marco Marsilio, i nostri rappresentanti in Parlamento, abbiamo trovato una grande disponibilità sia da parte del ministro che del sottosegretario Andrea Delmastro», commenta il sindaco Filippo Paolini. «Il nostro obiettivo è di ottenere un’altra proroga almeno biennale, perché questo governo ha la volontà di ridisegnare la geografia giudiziaria che rivedrebbe queste chiusure che non portano risparmi né benefici ai cittadini. Importante è poi la legge regionale: la Regione Abruzzo si accolla le spese di gestione dei tribunali ed è una scelta apprezzata da Roma. Il problema più impellente è quello del personale».
«Senza riapertura della pianta organica non serve a nulla una proroga», aggiunge Silvana Vassalli che tra qualche giorno lascerà la presidenza dell’Ordine degli avvocati di Lanciano per la scadenza del secondo mandato. «Il problema è se riusciamo a lavorare. La situazione resta grave nel penale. Abbiamo già pochi dipendenti e a gennaio ci sarà il pensionamento di un altro cancelliere e a giugno di altri due amministrativi. Si arriverà a una chiusura di fatto». Timore condiviso anche dal presidente del tribunale Riccardo Audino e dal procuratore capo Mirvana Di Serio che in Procura ha solo il 30% del personale che servirebbe. Ma la speranza c’è. Come fatto notare da Vassalli e Paolini, il Csm ha messo a concorso i posti di presidente e procuratore di Vasto, tornando indietro sui suoi passi proprio dopo l’incontro con il ministro Nordio. «Uno spiraglio, ma servono i fatti», chiude Vassalli. In attesa del decreto milleproroghe in cui posticipare la chiusura, è stata già convocata una nuova riunione a Roma a gennaio in cui i sindaci torneranno a chiedere la riapertura delle piante perché senza personale non si può assicurare piena operatività ad un presidio che serve 41 Comuni, una popolazione di circa 120mila abitanti, l’area industriale della Val di Sangro, ha un supercarcere ed è sede di Corte di assise».
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