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ATESSA. Estate di apprensione per lo stabilimento Stellantis Europe Atessa che ieri ha comunicato l’ottava settimana di cassa integrazione, partita in modo parziale il 10 giugno per un numero circoscritto di dipendenti (400 dipendenti), ma che poi via via ha coinvolto un numero maggiore di addetti fino alla totalità dei dipendenti e fino al 4 agosto, con inizio della fermata collettiva già programmata da mesi dal 5 al 18 agosto compreso. La voce che si sarebbe arrivati alle ferie con le difficoltà produttive circolava da tempo e mancava solo la comunicazione ufficiale che è arrivata ieri con l’aggiunta di altri due turni di fermo produttivo: ieri notte al turno C e questa mattina per il turno A e centrale. La fermata, non riguarda il Ckd della Lastratura e il Convertion center della Finizione, e verrà richiesto il recupero produttivo.
Il drastico calo produttivo delle ultime settimane, partito con la flessione delle vendite dei veicoli cabinati e a passo corto, riguarda in questo periodo anche i veicoli furgonati la cui produzione passerà, da lunedì, a meno di 800 veicoli al giorno, una circostanza che richiederà una diversa organizzazione del lavoro in alcuni reparti. «Speriamo che la crisi di mercato sia solo congiunturale e temporanea», interviene il segretario Fiom Abruzzo, Alfredo Fegatelli, «quello che vogliamo sapere tuttavia dall’azienda sono le motivazione, se è solo una questione di calo della domanda oppure di concorrenza da parte di altri marchi». L’attenzione è massima sull’indotto che risente in particolare dell’andamento di Stellantis. «Dal 2019 abbiamo posto il problema dell’indotto», rimarca Fegatelli, «perché sapevamo che la Polonia avrebbe sottratto e non aggiunto volumi come invece è stato fatto credere e hanno sbandierato gli altri sindacati. Ora bisogna investire immediatamente in politiche che aiutino queste fabbriche a diversificare i prodotti e anche le aziende clienti».
Ci sono infatti, come registrato dalla Fiom, due tipi di situazioni per il mondo delle fabbriche di sub fornitura: «Ci sono le aziende di prossimità come la Isringhausen, la ex Fca Plastic che subiscono la flessione», spiega il segretario Fiom, «e altre, come Magneti Marelli e Proma che già sono sbarcate in Polonia. Laddove si perdono numeri ad Atessa e parzialmente in Polonia, dall’altro lato c’è il Messico il cui mercato sta crescendo in modo importante. La Regione deve intensificare e migliorare la logistica per salvare l’indotto». E per chi già vede un futuro già segnato per Stellantis, Fegatelli rimarca: «La ex Sevel non chiuderà. Quello che invece è successo è che questa fabbrica ha ormai perso la sua unicità. Resterà uno stabilimento strategico per il gruppo, ma non avrà la stessa centralità di prima, del resto il gruppo ha abituato alla linea di costruire fabbriche gemelle».
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