PRATOLA PELIGNA. Tre colpi di pistola esplosi nella notte contro il portone di un’abitazione. Era il mese di febbraio quando i cittadini di Pratola Peligna si svegliarono con le strade piene di carabinieri. A distanza di otto mesi gli stessi militari sono arrivati a chiudere il cerchio e ad arrestare i responsabili di quel gesto intimidatorio che mise in ansia l’intero paese. Padre e figlio, Andrea e Aldo Ferrera, rispettivamente di 46 e 20 anni, sono stati arrestati ieri alle prime luci dell’alba dai carabinieri della compagnia di Sulmona che hanno eseguito l’ordinanza, firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sulmona, Alessandra De Marco. I due sono ai domiciliari.
I militari, al termine di un’articolata attività d’indagine, sono riusciti ad incastrare i presunti autori dei due episodi avvenuti lo scorso 4 febbraio a Pratola Peligna e poi il 20 maggio a Raiano. La svolta nelle indagini è arrivata nei mesi scorsi quando gli investigatori avevano fermato e arrestato Andrea Ferrera con una pistola nell’auto calibro 765. Le analisi eseguite dal laboratorio del Ris hanno permesso agli investigatori di venire a capo della vicenda. Stessa pistola e stessi proiettili utilizzati in quei due episodi di gennaio e maggio. I due sono accusati di esplosione di colpi di arma da fuoco e porto abusivo di arma clandestina. Le indagini del Nucleo operativo dei carabinieri hanno portato gli investigatori ad avere un quadro delineato fatto di riscontri oggettivi acquisiti in otto mesi di indagini a tutto campo. Le stesse investigazioni, con il ricorso alle intercettazioni telefoniche e ambientali verso gli unici sospettati, hanno condotto, già a luglio scorso, al sequestro di una pistola calibro 7,65 con le relative munizioni. Ne scaturì anche l’arresto dell’indagato più anziano che, fermato a bordo della propria autovettura, venne trovato in possesso dell’arma in questione, classificata come clandestina per via della matricola abrasa. I successivi accertamenti balistici, ordinati dalla Procura sulmonese e riportati nella relazione tecnica del Ris di Roma, non solo hanno permesso di stabilire la provenienza illegale dell’arma, ma di fissare anche la matrice dei proiettili contro le abitazioni, esplosi in entrambi i casi dalla stessa pistola in sequestro. Da qui, le consistenze probatorie hanno originato le motivazioni poste a sostegno della misura cautelare richiesta e ottenuta dal pubblico ministero. Nei prossimi giorni è previsto l’interrogatorio di garanzia dei due arrestati che, davanti al giudice per le indagini preliminari potranno difendersi dalle contestazioni dell’accusa e spiegare i motivi di quei due gesti intimidatori.
Tuttavia le indagini dei carabinieri proseguono per scoprire se l’incendio dell’auto dell’altra notte può essere ricollegato con gli episodi contestati a padre e figlio.
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