L’AQUILA. “Ddio, Patre me, ju spiritu me lassa e questa vita la reconsegno nella mani te”. Suona come un epitaffio, uno dei versi di Tonino Frattale, scomparso a 76 anni dopo aver combattuto con una malattia. Ex infermiere, poeta dialettale molto apprezzato, è venuto a mancare ieri nell’hospice dell’ex Onpi e i funerali verranno celebrati domani, alle 11, nella chiesa di San Pietro in Coppito. Lascia l’amata moglie Beatrice Ciavola, i figli Alessia e Valeriano, i nipoti adorati. L’ultima sua opera, dalla quale i familiari hanno tratto la frase scelta per salutarlo, intitolata “Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju Vangelu aquilanu”, è la trasposizione in dialetto aquilano del Vangelo. «Ci tenevi a pubblicarlo prima possibile», ricorda l’editrice Alessandra Prospero, «un’impresa eroica, Ju vangelu aquilanu, e io avevo ben capito la sua premura, tant’è che abbiamo corso per farlo uscire a Natale dell’anno scorso». La sua morte ha provocato una profonda commozione fra quanti lo conoscevano e stimavano: «Ciao, Tonino. A noi mancherai sempre ma a Dio piaceranno molto i tuoi versi», scrive la Compagnia dei Poeti Aquilani. Struggente il ricordo dell’amico fraterno Giosafat Capulli: «Sul colle della Madonna delle Grazie l’ispirazione veniva da sola, bastava un alito di vento o l’abbaiare di un cane. Sotto al ponte Claudio, poi, il tuo dialetto lo lavavi ai piloni della Fonte Vecchia. Eri così: spirito e vento; sagacia e acume critico. Un pittore del dialetto che colpiva nel profondo dei nostri difetti umani. Lasci pagine bellissime che come Pro Loco abbiamo reso raccolta: Daj’ortu me…! Sei stato dirigente e membro della Pro loco, volontario della Protezione Civile di Coppito. Fumatore fino in fondo. Poeta e molto più. Certo, quel male che ti ha stroncato, lo hai preso in giro fino all’ultimo giorno. Ironia e autoironia sulla soglia del respiro finale. Sei stato un vero amico, un uomo che non ha mai chinato la testa. Testimone della verità figlia di una laicità pulita e luminosa. Riposa in pace amico mio».
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