PENNE. Il commercio nel centro storico a Penne è solo un ricordo. Sono davvero tante le piccole attività commerciali che, nel corso degli ultimi 10 anni, hanno chiuso battenti. Negozi d’abbigliamento, pizzerie, mercerie e ristoranti. All’interno delle antiche mura pennesi è sempre più facile imbattersi in cartelli di affitto o vendita che in attività aperte. E anche chi resiste non è esente dai problemi e cerca di barcamenarsi e andare avanti.
Da piazzetta XX Settembre, passando per corso dei Vestini, piazza Luca da Penne e corso Alessandrini è un susseguirsi di serrande abbassate e cartelli affittasi o vendesi. Nei mesi scorsi, tra piazza Luca da Penne e corso Alessandrini hanno chiuso una storica profumeria e un negozio che da ben 10 anni vendeva cialde da caffè. Lo scorso anno, tra le chiusure delle tante attività, anche quella dello storico ristorante Tatobbe di corso Alessandrini. Riaperto per 14 anni dai pronipoti dello storico fondatore e da un anno in cerca di un imprenditore che voglia rilevarne l’attività. C’è chi chiude perché le cose non vanno bene, ma c’è anche chi chiude per limiti di età. Insomma la crisi c’è, ma anche il cambio generazionale manca.
«La situazione non è bella», dice Antonietta Cantagallo, titolare di due negozi d’abbigliamento, uno in viale San Francesco ed uno in via Martiri pennesi. «Il centro storico si è svuotato. Hanno chiuso circa 30 vetrine, mancano ristoranti. Io ci ho messo e metto il cuore, ma così è dura», prosegue Cantagallo.
«Siamo aperti da trent’anni a Penne», dice Vincenzo Iannaccari, titolare insieme alla moglie Mariarita della cartolibreria Pinna. «La città è cambiata tanto negli ultimi trent’anni. L’on line ha influito negativamente sul piccolo commercio, ma credo che anche le istituzioni debbano fare molto di più, sia a livello regionale che comunale. Sicuramente svuotandosi di negozi, soprattutto in centro storico, la città andrà a morire», conclude Ianniccari.
La crisi economica è stata accentuata dall’emergenza Covid. Dal 2020 tante attività hanno faticato a ripartire e la capacità di spesa dei consumatori pennesi è drasticamente scesa. In tanti sono costretti a badare al necessario e a tralasciare il superfluo e quindi, gioco forza, tante attività annaspano per andare avanti. Anche le problematiche connesse al terremoto del 2017 hanno generato problemi. Diverse attività del centro storico, ad esempio, sono state costrette a chiudere bottega o a spostarsi fuori dalle mura. L’inagibilità di uno storico palazzo pennese nel 2017 ha costretto alla chiusura della storica edicola Sacco e allo spostamento del bar paninoteca Chicco Verde (oggi chiuso). Anche la calzoleria Multiservizi da corso Alessandrini è stata costretta a spostarsi per via dell’inagibilità dei locali. Oggi, infine, con le ristrutturazioni dei palazzi da poco cominciate, alcune attività pagano anche il disagio dei cantieri.