L’AQUILA. Sono scesi in piazza per sostenere la sopravvivenza dei nuclei di cure primarie, che nel territorio comunale e nel comprensorio assistono circa 50mila persone. Oltre 300, tra cittadini, operatori sanitari, sindacati e rappresentanti delle istituzioni, hanno dato vita a un presidio davanti alla sede dell’Asl 1, in via Saragat, a Campo di Pile. La protesta si è poi accesa, con l’occupazione di una stanza all’interno dell’edificio, che proseguirà anche nei prossimi giorni. La mobilitazione andrà avanti, con un esposto alla Corte dei conti per avere chiarimenti sui fondi a disposizione per la sostituzione dei medici andati in pensione, come annunciato dai sindacati di categoria Fimmg, Smi, Snami e dalla Cgil. A sera, dopo ore di tensione, l’Asl parla attraverso una nota (vedi altro articolo in pagina) ed esclude che i nuclei chiuderanno. I manifestanti ottengono l’attenzione del prefetto, ma ritengono tardiva e «irricevibile» la disponibilità dell’Asl a un incontro per il 10 marzo. La mobilitazione va avanti.
LA PROTESTA
«Vogliamo risposte immediate attraverso atti amministrativi che garantiscano la sostituzione dei medici in servizio ai nuclei di cure primarie». Lo ha detto Francesco Marrelli, segretario generale Cgil, durante il sit-in. I manifestanti hanno chiesto di parlare con il dg Asl Ferdinando Romano, il sindaco Pierluigi Biondi e il presidente della Regione Marco Marsilio, senza ottenere risposte. Hanno quindi aggirato il blocco delle forze dell’ordine varcando il cancello d’ingresso per poi entrare nella sede Asl. Nel pomeriggio è stata confermata l’occupazione almeno fino a lunedì, quando è previsto il consiglio comunale straordinario sul tema sanità.
LA VERTENZA
I nuclei sul territorio sono 4 (centro Agorà, palazzo Rotilio, via Aldo Moro, via Avezzano e Torrione) ai quali si aggiungono quelli di Montereale e San Demetrio. Se non verranno coperti i posti vacanti, gli studi associati dei medici di medicina generale, aperti h12, rischiano la chiusura. Secondo i sindacati, diversamente dalle altre Asl in Abruzzo, quella dell’Aquila ha avviato, negli ultimi 2 anni, uno smembramento dei nuclei, «impedendo la sostituzione dei medici prossimi alla pensione e minacciando, di fatto, la fruizione di un servizio che preserva la salute di circa 50mila utenti e che va avanti solo grazie al contributo di giovani medici che hanno preso in carico gli assistiti già assegnati al personale in quiescenza».
L’ESPOSTO
«Il manager Romano continua a scaricare responsabilità sugli altri», ha aggiunto Marrelli, «visto che in origine era colpa della Regione, poi si è puntato il dito sulla Sisac, l’ente regolatore, e ora dice che non si possono sostituire i medici perché non ci sono le risorse. Un anno fa avevamo richiesto di visionare i fondi per capire quale fosse la capienza e come fossero state spese quelle risorse, ma non ci è stato consegnato nulla. Provvederemo, quindi, a fare un esposto alla Corte dei conti per capire qual è la consistenza del fondo e quante risorse sono state spese. E continueremo la mobilitazione, fino a quando non arriveremo alla sostituzione dei medici in quiescenza. Il manager ha parlato di una differenza tra vecchi e giovani medici, ma in questo momento sta colpendo proprio i giovani». Guido Iapadre, segretario provinciale Smi, ha affermato: «Smentiamo le dichiarazioni di Romano, perché per il finanziamento dei nuclei si deve attingere non al fondo generale legato all’accordo collettivo nazionale, ma dal fondo speciale che è coperto, anche questo, dall’accordo collettivo nazionale, ma viene assegnato regione per regione per tutto ciò che riguarda le spese legate agli accordi regionali».
CHI C’ERA
«Una protesta pacifica», ha dichiarato il capogruppo Pd al consiglio comunale Stefano Albano, «ha trovato un rifiuto incomprensibile. I cittadini hanno il diritto di ottenere risposte». Secondo il consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci, «il governo di destra del romano Marsilio ha sfasciato completamente la sanità pubblica». Per la sindacalista Rita Innocenzi «questi sono uffici pubblici, casa nostra, la casa di cittadini e cittadine costrette a mobilitarsi e che hanno diritto a essere ascoltati». Per il capogruppo di FdI all’Emiciclo Massimo Verrecchia «iniziativa strumentale e propagandistica messa in atto dagli esponenti della sinistra, con modalità discutibili».
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