TERAMO. Non erano computer nuovi ma, soprattutto, non sono mai arrivati nelle case di chi li ha comprati. Erano pc rubati spacciati per nuovi e messi in vendita su internet naturalmente a prezzi notevolmente più bassi di quelli dei negozi. Così bassi da far cadere nella trappola almeno tre acquirenti. Per ora.
È un fascicolo giudiziario della Procura con una 30enne teramana indagata per truffa e ricettazione a scandire l’ultimo raggiro nella rete. Frodi, quelle online, che nei tempi della pandemia si sono triplicate. Perché, ed è più che evidente, che si sia notevolmente allargata la platea delle potenziali vittime nei giorni in cui internet è stato l’unico mezzo per esserci sempre e comunque nei tempi dei lockdown. E i criminali della rete hanno aggiornato il modus operandi prendendo spunto dall’attualità. Ma dietro tanti vantaggi si nascondono innumerevoli insidie: circostanza, questa, testimoniata dalle sempre più frequenti notizie di truffe online. Perché oggi più che mai il web rappresenta il terreno più fertile per i tanti che, spesso sfruttando l’ingenuità e l’impreparazione degli utenti, sottraggono denaro.
Come è successo in questo caso. In vendita sono stati messi pc che in realtà erano stati rubati e che in alcuni casi, una volta pagati, non sono mai arrivati a casa degli acquirenti. E questo ha fatto scattare la denuncia di alcuni truffati e i successivi accertamenti che hanno portato poi alla scoperta di tutto. Alla denuncia di acquirenti truffati, infatti, si è aggiunta la segnalazione di un commerciante. È stato lui a notare che alcuni computer comparsi sulla rete e segnalati da alcuni conoscenti erano molto simili, anzi uguali, a quelli che qualche tempo prima gli erano stati rubati. È bastato poco per sostituire i sospetti con le certezze e così l’uomo ha fatto una denuncia. (d.p.)
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