VASTO. La tragica morte di Daniel Dragomir, 57 anni, il dipendente che un anno e mezzo fa morì sulla golf car che guidava nel camping di Punta Penna è tornata ieri mattina in tribunale. A parere della Procura non ci sarebbero state responsabilità dei titolari del camping Grotta del Saraceno. Non la pensano allo stesso modo i familiari di Dragomir. Ieri la vicenda è stata rivissuta davanti al gip del tribunale di Vasto, Fabrizio Pasquale.
«Le perizie disposte dalla Procura», ha ribadito l’avvocato Giuseppe La Rana, il difensore dei titolari della struttura indagati per omicidio colposo sul lavoro, «scagionano i miei assistiti». Nel luglio scorso il pm Vincenzo Chirico, al termine di una lunga indagine e diversi sopralluoghi, aveva chiesto per questo l’archiviazione del caso. L’avvocato Luigi Carmine Masciulli che assiste i familiari della vittima si è subito opposto e ha presentato ricorso. Ieri mattina la pubblica accusa era rappresentata dalla pm Silvia Di Nunzio. Nel corso dell’udienza d’opposizione è stata nuovamente discussa la vicenda. Sentite le parti il giudice Pasquale si è riservato di decidere entro 5 giorni.
La tragedia avvenuta nel campeggio di Punta Penna destò commozione e al tempo stesso stupore. Daniel Dragomir perse la vita il 24 luglio 2022 alla guida di una mini car. L’ingegnere Michele Colagrossi, perito nominato dal gip Fabrizio Pasquale ha eseguito una lunga e minuziosa indagine acquisendo tutti gli elementi necessari per appurare eventuali responsabilità. «Oltre a Colagrossi, della vicenda si sono occupati anche i consulenti dei titolari del villaggio turistico, Michele Di Brina e Stefano Moretti e il consulente dei familiari della vittima, Paolo De Luca. L’esame autoptico ha stabilito la causa traumatica del decesso di Dragomir. I periti hanno analizzato i luoghi ricostruendo il percorso della golf car fino all’impatto. Anche la piccola vettura è stata accuratamente controllata. Dalle perizie non è emerso nessun elemento a carico dei titolari della struttura turistica. Per questo in base al materiale raccolto da investigatori e periti, il pm Chirico aveva chiesto l’archiviazione. L’avvocato Masciulli non la pensa affatto così e lo ha ribadito ieri in aula. L’ultima parola spetta ora al giudice Pasquale.(p.c.)
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