ORTONA. Un anno fa Ortona viveva uno dei momenti più difficili della storia recente, con il devastante incendio che bruciava 109 ettari di territorio provocando danni per oltre 3 milioni di euro al patrimonio pubblico. Il 2 agosto 2021 venivano spenti gli ultimi roghi dopo 24 ore di terrore e la città iniziava a contare i danni delle fiamme che si spinsero fino alle porte del centro urbano, costringendo anche un centinaio di persone ad abbandonare per una notte le proprie case. Una delle aree più colpite dagli incendi fu quella di contrada San Donato, dove bruciarono ben 46 ettari di terreno, compresa anche la riserva dell’Acquabella. «La riserva dell’Acquabella non esiste più. Ho visto Ortona andare a fuoco, gente cercare in tutti modi di salvare il salvabile», furono le parole pronunciate dal consigliere comunale Antonio Sorgetti, che in quella zona vive e che in prima persona ora è impegnato nella rinascita di quello che è uno dei polmoni verdi di Ortona.
Oggi, a dodici mesi di distanza, l’associazione Punta dell’Acquabella lavora al suo rilancio: sono stati tagliati e rimossi diversi alberi secchi, bruciati e pericolanti, e le attrezzature di legno andate a fuoco, ripiantando trenta roverelle e quattro corbezzoli. Ufficialmente la riserva non è ancora accessibile, «ma ce la stiamo mettendo tutta per farla tornare a vivere il prima possibile e per trasformare la sua grande potenzialità in ricchezza. Il nostro obiettivo è sostenere costantemente la fruibilità, la valorizzazione, la conservazione e la tutela delle nostre riserve», dice proprio Sorgetti. «Come amministrazione avevamo già chiesto ed ottenuto un finanziamento statale di circa un milione di euro per il consolidamento del colle e già sono partiti i lavori con i carotaggi fatti nei mesi scorsi. Inoltre», aggiunge, «abbiamo approvato un progetto di interventi post incendi per un importo complessivo di 460mila euro, lavori che sono partiti nel mese di giugno».
Ma non fu solo l’Acquabella ad essere colpita dagli incendi, tant’è che nelle settimane successive l’ufficio tecnico comunale provvide a effettuare dei rilievi tramite l’utilizzo dei droni. Dalla ricognizione emerse un bilancio pesantissimo dei danni causati dai roghi: dei 109 ettari andati in fumo, 16 riguardarono Villa Grande, 14 ettari nella zona del Peticcio, uno a Fonte Grande, ben 46 ettari a San Donato, area che comprende la riserva dell’Acquabella, via Batteria e via per Ciampino, altri 32 ettari furono danneggiati infine tra Santa Lucia, Ciampino e Torre Pizzis.
Un anno dopo negli occhi degli ortonesi restano le immagini delle fiamme incontrollabili, la paura di perdere tutto e la disperazione di quegli attimi. Ma nella natura devastata spuntano i primi segni di una rinascita.
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