L’AQUILA. La Corte d’Appello presieduta da Aldo Manfredi ha condannato l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e il dirigente della prefettura di Pescara Leonardo Bianco, il primo per omissione di atti d’ufficio e falsità ideologica, il secondo per falso. A carico di Provolo non sono stati valutati i capi d’accusa relativi al depistaggio e all’omicidio plurimo. 

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Il dirigente comunale Enrico Colangeli è stato condannato invece per omicidio colposo e lesioni plurime. La sentenza ha confermato le condanne di primo grado per il sindaco di Farindola Lacchetta a 2 anni e 8 mesi, il dirigente della Provincia Mauro Di Blasio, 3 anni e 4 mesi, il tecnico Giuseppe Gatto, 6 mesi, l’ex gestore del resort Bruno Di Tommaso, 6 mesi.

“Massimo rispetto a questa disgrazia. La sentenza si rispetta come quella di primo grado”, ha detto l’avvocato Sergio Della Rocca, legale difensore dell’ex prefetto. “È stata confermata l’assoluzione su depistaggio e omicidio plurimo. Mentre è arrivata la condanna per omissione di atti d’ufficio e falso. Per questi reati non c’è costituzione di parte civile. Sapevamo bene che questo processo sarebbe finito in Cassazione”. 

La corte d’appello dell’Aquila, ha «confermato l’assoluzione» dell’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo, «già dichiarata dal giudice di primo grado, riguardo alle due più gravi accuse che lo avevano raggiunto per la tragedia di Rigopiano». È quanto afferma il suo legale Gian Domenico Caiazza sottolineando che dunque anche per i giudici di appello il prefetto «non ha alcuna responsabilità né per la tragica morte o per le gravi lesioni in danno degli ospiti, né per la infamante accusa di depistaggio delle successive indagini». Provolo è stato ritenuto responsabile, «per una ipotesi di omissione di atti di ufficio e per la relativa, asseritamente falsa comunicazione al Ministero degli interni, entrambe relative al giorno 16 gennaio» aggiunge Caiazza parlando di «fatti del tutto privi di rilevanza in ordine alla tragedia» di due giorni dopo e annunciando il ricorso in Cassazione». «La notizia di una sua condanna per depistaggio, che circola ormai incontrollata sui media, è totalmente falsa e gravemente lesiva della onorabilità del Prefetto – conclude Caiazza – Invitiamo ad una immediata rettifica di tale falsa notizia, con riserva di azione legale a tutela della reputazione del Prefetto Provolo».