POGGIOFIORITO. Rifiuti pericolosi, come bombole di gpl e batterie al piombo, gestiti senza avere le autorizzazioni; cumuli accatastati in zone sprovviste di permessi; potenziale rischio di inquinamento a causa dei materiali, anche speciali, poggiati direttamente sul terreno. La scoperta è stata fatta ieri mattina dalla guardia di finanza, che ha sequestrato l’azienda Metal Green di Poggiofiorito, in contrada Mortella, che svolge attività di “recupero per il riciclaggio di cascami e rottami metallici”: i sigilli interessano un’area di circa 2.900 metri quadrati. L’amministratore unico della società, un 50enne di Ortona, difeso dall’avvocato Massimo Dragani, è ora indagato per una serie di violazioni di norme in materia ambientale previste dal decreto legislativo del 2006.
Il blitz della sezione aerea di Pescara e della tenenza di Ortona è scattato dopo che, nel corso di una missione di volo, le fiamme gialle hanno notato grandi quantità di rifiuti in una zona di campagna. I militari, dunque, hanno deciso di approfondire il controllo all’interno della ditta, contraddistinta da due aree. Nella prima zona, secondo le accuse, alcuni rifiuti sono gestiti abusivamente perché non ricompresi tra quelli che la Metal Green è autorizzata a trattare: i finanzieri hanno trovato anche una trentina di bombole di gpl etichettate con simboli di pericolo, pneumatici fuori uso, circa 25 batterie al piombo e bombolette spray. Gli altri materiali, per i quali la ditta è in possesso dei permessi, sarebbero invece gestiti in modo irregolare, perché stoccati in aree diverse da quelle previste e con cumuli superiori a tre metri d’altezza, che rappresentano un rischio concreto per i lavoratori. La seconda area dell’azienda ispezionata dalle fiamme gialle, in terra battuta e sprovvista di sistema di raccolta delle acque di dilavamento, non è autorizzata alla gestione dei rifiuti. Ma qui sono state rinvenute anche parti di auto. Frammenti di rifiuti sono ormai inglobati anche tra la vegetazione e nel terreno: secondo la guardia di finanza, è la dimostrazione che quell’area viene utilizzata da tempo per lo stoccaggio. A quel punto le fiamme gialle hanno ritenuto di aver raccolto elementi tali per ipotizzare un’illecita gestione di rifiuti e mettere i sigilli all’intera azienda.
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