PESCARA. A tre settimane dall’approvazione in consiglio del Piano di risanamento acustico, ossia le regole per combattere i rumori della movida nella zona di piazza Muzii, si riapre lo scontro tra Comune ed esercenti. I titolari dei locali e le associazioni di categoria stanno preparando diverse osservazioni per modificare il provvedimento, giudicato fortemente lesivo per la categoria. Si tratta di un primo passo, perché se le osservazioni non dovessero essere efficaci per correggere il documento, o non dovessero essere accolte, gli esercenti presenteranno un ricorso al Tar con la richiesta di annullamento di tutte le regole contenute.
Insomma, è di nuovo guerra aperta tra commercianti e amministrazione comunale. Tutto è ricominciato perché la scorsa settimana è stato pubblicato sull’Albo pretorio del Comune il Piano di risanamento acustico approvato e, in base alla legge regionale, ora ci sono 60 giorni di tempo per presentare le osservazioni da parte di cittadini, commercianti e associazioni di categoria. Una procedura inusuale questa, perché solitamente le osservazioni si devono presentare dopo l’adozione di un provvedimento. Invece il Piano acustico, non solo è stato già adottato nell’agosto del 2022, ma è stato anche approvato definitivamente il 15 maggio scorso con alcuni emendamenti che hanno di fatto eliminato qualche norma restrittiva. Adesso, dopo la presentazione delle osservazioni, si dovrà tornare in consiglio comunale per votare le richieste di modifica e poi per riapprovare il documento alla luce di eventuali correzioni.
Gli esercenti sperano di far cancellare almeno le regole considerate più deleterie per la categoria. Tra queste, l’installazione di centraline fisse nei locali per misurare i livelli dei decibel; l’assunzione di personale addetto esclusivamente alla verifica delle procedure anti-rumore; la sospensione della vendita di bevande alcoliche per asporto nelle ore notturne; la sospensione delle attività ai tavoli preventiva rispetto all’orario di chiusura.
«Tutte le associazioni imprenditoriali», avevano spiegato recentemente Confartigianato imprese, Cna, Confcommercio e Confesercenti, «sono concordi nel confermare la massima preoccupazione di fronte alla notizie riguardanti il Piano di risanamento acustico, che non è un obbligo di legge. Nasce da rilevazioni vecchie, impone misure mai concertate con le imprese della ristorazione, del tempo libero, del food and beverage e si propone di raggiungere un obiettivo inaccettabile per chi fa impresa, ovvero ridurre il numero di presenze». Per questo motivo, le associazioni di categoria avevano chiesto all’amministrazione comunale di ritirare il Piano, ma sono rimaste inascoltate. «Non comprendiamo l’insistenza», avevano precisato le quattro organizzazioni dei commercianti più rappresentative, «nel voler portare all’approvazione del consiglio comunale un provvedimento che si ritiene da più parti pericoloso e controproducente, mentre si continua a non tenere in considerazione l’ipotesi del ritiro di un documento sbagliato per iniziare, con atteggiamento diverso, la redazione di un patto di convivenza condiviso tra residenti ed esercenti». «Andando avanti con l’approvazione del Piano, con correzioni del tutto ininfluenti rispetto al contenuto», avevano avvertito Confartigianato imprese, Cna, Confcommercio e Confesercenti, «si dà la possibilità a chiunque di chiederne l’applicazione in ogni zona della città, partendo dal lungomare. In questo modo i clienti e con loro le imprese andrebbero verso le città limitrofe dove il buon senso ha maggior cittadinanza».