GUARDIAGRELE. «Ho affrontato i ladri e li ho presi a bastonate senza paura, perché dovevo difendere la mia famiglia. Certo, ci vuole un po’ di follia per reagire contro tre banditi. Ma sarei disposto anche a morire per il bene di mia moglie e di mio figlio». Antonio Giovannelli, imprenditore di 54 anni, ha sorpreso i malviventi subito dopo un furto a casa della cugina, a Guardiagrele, in pieno centro storico. Una volta arraffati gioielli e oggetti in oro, per un valore di circa 20mila euro, mentre i proprietari dormivano, i criminali erano in procinto di mettere a segno altri colpi nelle abitazioni vicine, tra cui quella di Giovannelli. Ma la banda, composta probabilmente da stranieri, è stata costretta a darsi alla fuga. Ora sull’episodio indagano i carabinieri della compagnia di Chieti, che stanno analizzando le immagini delle telecamere con l’obiettivo di sgominare questa gang senza scrupoli e pronta a fare irruzione negli appartamenti anche quando dentro ci sono le persone.
IL RACCONTO
«Mercoledì sera stavo tornando da Roma, dove ero stato per motivi di lavoro», racconta Giovannelli, che è anche presidente del corpo provinciale delle guardie ecologiche volontarie. «A un certo punto ho ricevuto una chiamata da mia moglie: mi ha avvisato di aver sentito alcuni rumori provenienti dal vicolo che si trova vicino alla nostra abitazione. Ero a pochi chilometri e, non appena tornato a casa, ho visto un’Audi A3 che non avevo mai notato in precedenza. Mi sono preoccupato e ho raggiunto immediatamente la mia abitazione. Ho trovato mia moglie all’ingresso: aveva in mano un manganello di legno».
L’AGGRESSIONE
È successo tutto in rapida successione: «Ho preso quel bastone e una torcia», prosegue l’imprenditore, «e mi sono avvicinato al vicolo, largo neanche un metro, il cui cancello era aperto: ho illuminato la zona e ho visto subito i ladri con i volti coperti da passamontagna, cappucci e berretti. Erano sul balcone di mia cugina. Stavano cercando di rientrare nell’appartamento, dove poi ho scoperto che erano già stati e avevano rubato ogni cosa. Ma io ho fatto di tutto per non consentire loro di raggiungere l’obiettivo: ho cominciato a urlare e a insultarli».
LE BASTONATE
La reazione dei banditi è stata violenta: «Hanno iniziato a offendermi anche loro, gridando: “Che c…vuoi?, pezzo di m…, ti ammazzo”. Parlavano bene italiano, ma credo fossero stranieri, probabilmente albanesi. Poi hanno cominciato a lanciarmi contro degli oggetti, tra cui una damigiana da cinque litri, una bottiglia di spumante che era sul terrazzo e alcune mattonelle che avevano rotto in precedenza. Io sono stato fortunato, per non dire bravo, a schivare tutto: ho fatto un po’ di salti all’indietro, non mostrando mai le spalle, d’altronde un po’ di tecniche di difesa le conosco. Hanno cercato di aggredirmi e io ho reagito, colpendo uno o due ladri alla testa con il bastone, fino a romperlo. Il mio unico obiettivo era allontanarli da casa e salvaguardare la mia famiglia».
LA FUGA
Sono stati secondi molto concitati, come testimoniano le immagini registrate dal sistema di videosorveglianza di un’abitazione vicina. «Per non essere travolto dai banditi, sono stato costretto a dare loro spazio per uscire dal vicolo, ma ho continuato a inseguirli e a percuoterli. Uno è inciampato, stava quasi cadendo e l’ho preso a calci; un secondo complice, circa un metro e novanta di altezza e una bella massa muscolare, è rimasto di fronte a me e mi minacciava brandendo un cacciavite. Io cercavo di tenerlo a distanza, anche perché il bastone era spezzato». Il terzo ladro è salito in macchina e ha caricato i complici. «Hanno provato a investirmi. Infine ho cercato di rompere il finestrino, utilizzando il pezzo di bastone che avevo ancora in mano, ma non ci sono riuscito». I banditi si sono allontanati, a tutta velocità, a bordo dell’Audi A3 scura. «A quel punto, finalmente, sono corso da mia moglie e da mio figlio. Una cosa è certa: rifarei tutto».
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