ROSETO. La Pasqua, e quindi l’arrivo dei primi turisti, si avvicina ma i problemi sulla pista ciclabile di Roseto restano. Ci sono i tratti più critici, quelli in via degli Acquaviva a Cologna e via Tamigi a Roseto, dove da quando è stata realizzata l’opera non è stato fatto nulla. In via degli Acquaviva a Cologna, per esempio, la carreggiata è troppo stretta, e transitare in bici o a piedi è davvero pericoloso perché, in caso di passaggio di due auto contemporaneamente, una delle due è costretta ad invadere il tratto ciclo-pedonale.
In via Tamigi invece la pista è completamente distrutta essendo a ridosso del mare: la maggior parte dei paletti è divelta, l’asfalto è rotto e la sabbia presente rende impossibile il transito delle bici. «Essendo un’opera ereditata e conclusa», precisa il vicesindaco Angelo Marcone, «bisogna programmare gli interventi per risolvere le diverse criticità del nostro tratto ciclabile. E poi ci sono state scelte scellerate, ad esempio l’eliminazione del muretto di contenimento che è stato eliminato tra il lido Orsa Minore e il lido Lina, e quando ci sono venti forti la sabbia invade il tratto ciclo-pedonale e anche la strada, creando problemi alla viabilità».
Per risolvere le situazioni critiche in via Tamigi e in via degli Acquaviva l’ex assessore ai lavori pubblici, Simone Tacchetti, aveva pensato di deviare i percorsi, e aveva avviato anche un dialogo con i proprietari dei terreni, in particolare a Cologna Spiaggia, dove sarebbe dovuto passare il nuovo tratto, ma con la fine dell’amministrazione Di Girolamo i discorsi si sono interrotti. Un altro tratto critico è quello che passa all’interno della riserva del Borsacchio, come evidenzia Luigi Talamonti, coordinatore locale del Movimento 5 Stelle. «Con la primavera e il bel tempo torna la voglia di bici e aumentano coloro che vogliono utilizzare la pista ciclabile per andare da Roseto a Cologna Spiaggia», spiega Talamonti, «purtroppo quest’anno chi vorrà utilizzare il percorso dovrà farlo a proprio rischio e pericolo visto che è invaso da erbacce, canne, legna e soprattutto spine anche ad altezza occhi che provengono dal terreno della sede ferroviaria. Ci sono piante alte anche 10 metri che costeggiano i binari e che rischiano di diventare in caso di incendio una vera e propria bomba ecologica, data la vicinanza con la riserva del Borsacchio». Talamonti invita l’amministrazione a intervenire prima della stagione estiva. «Dobbiamo aspettare che accada qualcosa di davvero grave?», conclude, «noi avevamo promesso ai cittadini colognesi che loro sarebbero stati questa volta una priorità. Purtroppo però non abbiamo vinto le elezioni e continuano ad essere abbandonati. È nostro dovere essere la loro voce e chiedere un immediato intervento dell’amministrazione».
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