CHIETI. Ha picchiato, insultato e umiliato la moglie davanti ai figli piccoli. Un marito violento di 38 anni è finito sotto accusa per i reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate dopo gli episodi avvenuti in un’abitazione di Chieti fino allo scorso febbraio. Il sostituto procuratore Marika Ponziani ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. A occuparsi dell’inchiesta sono stati i poliziotti della squadra volante e della Mobile.
L’indagato è finito nei guai perché, come ricostruisce il pubblico ministero, «in occasione di frequenti accessi d’ira dovuti a futili motivi», ha ingiuriato ripetutamente la coniuge passando sistematicamente alle vie di fatto.
Più nello specifico, in base alla denuncia presentata dalla donna e ritenuta attendibile dalla procura, il trentottenne si è reso protagonista di più aggressioni fisiche, nel corso delle quali ha strattonato la moglie, l’ha spintonata, le ha stretto le mani attorno al collo e l’ha schiaffeggiata in pieno volto, fino a procurarle lesioni giudicate guaribili in dieci giorni. In una circostanza, il marito è arrivato a sputarle in faccia. È scattata anche l’aggravante «per aver commesso il fatto alla presenza dei figli minorenni». La vittima ha confermato le accuse nel corso dell’incidente probatorio, vale a dire lo strumento processuale per cristallizzare le prove, da utilizzare poi durante l’eventuale dibattimento, che l’incedere del tempo e il mutare di circostanze e persone potrebbero mettere a rischio.
I problemi della coppia, sempre secondo il racconto della vittima, sono cominciati durante il periodo della pandemia. Il primo episodio di violenza è stato indicato dalla donna verso la fine del 2021. I più banali dei motivi erano sufficienti per scatenare i litigi, poi sfociati in aggressioni: dalla gestione dei figli al cibo da preparare, fino a questioni prettamente casalinghe.
L’indagato, difeso dall’avvocato Alessandro Mascitelli, ha venti giorni di tempo per presentare memorie, produrre documenti o chiedere di essere interrogato. Poi la procura deciderà se sollecitare l’archiviazione o il rinvio a giudizio.
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