
CHIETI. È iniziato ieri mattina al tribunale di Chieti il processo per il sequestro e il maltrattamento dell’anziana di 85 anni costretta a vivere in catene, legata al letto o su una poltrona nella mansarda degli orrori in pieno centro a Ortona. Al banco degli imputati sono finiti il figlio e la nuora, 59 anni lui e 53 lei, accusati di aver segregato la nonnina con problemi di salute e di averla lasciata «del tutto isolata e priva di relazioni»: comportamenti definiti dagli inquirenti «lesivi dell’integrità, della libertà e dell’onore» della donna, rimasta «del tutto isolata e priva di relazioni».
La coppia, difesa dall’avvocato Rocco Giancristofaro, ha negato le accuse, appellandosi alla grave demenza senile dell’anziana, che da 18 anni viveva al piano di sopra della loro stessa palazzina. Davanti al giudice Enrico Colagreco il legale ha rimarcato che la donna è stata legata «solo nei rari momenti in cui veniva lasciata da sola, per non nuocere a sé e agli altri, mentre per il resto del tempo era sempre in compagnia dei nipoti, della nuora e del figlio». Ipotesi avvalorata anche dalla circostanza, fatta emergere dall’avvocato Giancristofaro, che l’anziana sarebbe stata assicurata al letto anche durante i ricoveri forzati che ha subito «per evitare che si togliesse le flebo o le andasse a togliere ai suoi vicini di stanza». Gli imputati smentiscono anche le «pessime condizioni igieniche» della mansarda, rilevate dai carabinieri il 10 ottobre scorso quando hanno fatto irruzione nell’appartamento «maleodorante» e hanno liberato la nonnina dal suo incubo.
Il processo penale per sequestro di persona aggravato e maltrattamenti in famiglia proseguirà. Intanto, l’amministratore di sostegno dall’anziana, rappresentato dall’avvocato Italo Colaneri, si è costituito parte civile facendo pervenire una richiesta di risarcimento dei danni subiti pari a 100mila euro. La vittima, infatti, tra la pensione da portantina dell’ospedale, l’assegno di reversibilità e l’invalidità percepisce circa 2.600 euro al mese. L’85enne adesso vive in una residenza sanitaria assistenziale, circostanza che è stata al centro dell’udienza di ieri. Gli imputati infatti hanno presentato alcune immagini fotografiche per documentare lo stato di salute dell’anziana prima e dopo i fatti, sottolineando il «peggioramento» delle condizioni della nonnina. Colaneri ha sollevato istanza di inammissibilità e inutilizzabilità: «Senza una consulenza tecnica di parte o senza il deposito del supporto dal quale sono state scattate queste fotografie non si può risalire con certezza alla data che possa indicare realmente lo stato di salute prima e dopo i fatti». Ma il giudice ha ammesso le prove nel successivo dibattimento e ha aggiornato l’udienza al 7 dicembre.
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