
PESCARA. Via alla raccolta delle firme per promuovere un referendum sulla collocazione del Palazzo della Regione nell’area di risulta. Il Comune e la Regione stanno lavorando su un accordo di programma che sarà firmato nelle prossime settimane ma intanto il comitato promotore del referendum ha già raggiunto un primo risultato.
«Il Collegio dei Garanti del Comune di Pescara», annuncia il consigliere comunale Carlo Costantini (Azione-Terzo Polo), «ha dato il via libera al quesito referendario e quindi dalla settimana prossima partiranno le iniziative dei promotori» che saranno annunciate questa mattina in conferenza stampa. «Il nostro primo obiettivo sarà la raccolta delle firme», dice sempre Costantini, «e ne servono seimila».
Questo il testo del quesito: «Volete collocare la nuova sede della Regione Abruzzo all’interno delle aree di risulta, precisamente nella porzione posta in adiacenza al corso Vittorio Emanuele II e prospiciente la stazione centrale, il capolinea degli autobus e via Piave, avente l’estensione di circa 10.000 metri quadrati?».
La speranza di chi si è attivato per la consultazione popolare consultiva, quindi non vincolante, è che «prima di prendere decisioni irreversibili si senta cosa dicono i cittadini». Perché, sostiene Costantini, «la sede unica della Regione nell’area di risulta è una scelta profondamente avversata». Il consigliere comunale, che dal primo momento ha annunciato battaglia, pensa che le strade da seguire potrebbero essere altre. «Pescara è una delle prime città in Italia per densità abitativa per cui ha bisogno di spazi da liberare e non di occupare con altro cemento i pochi spazi rimasti liberi. E c’è del cemento da riconvertire per cui prima di pensare a occupare spazi vuoti si deve pensare a questa possibilità, oltre al fatto che ci sono delle aree libere che potrebbero essere prese in considerazione».
Costantini pensa all’«ex cementificio, all’ex Cogolo e all’ex City, una struttura abbandonata. Su quelle aree si può ragionare così come si può pensare su altre aree che insistono nella nuova città derivante dalla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore», allargando quindi lo sguardo oltre gli attuali confini di Pescara. «La città, cioè, va ripensata» in vista dell’accorpamento con gli altri due Comuni, tenendo a bada «la sindrome del taglio del nastro che può ammazzare il futuro della città molto di più di quanto non lo abbia ammazzato chi ha cementificato» il territorio, conclude Costantini che oggi affronterà questi temi con i cittadini e i rappresentanti delle associazioni e delle forze politiche che hanno aderito all’iniziativa per il referendum. (f.bu.)
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