PESCARA. Si riaccendono i riflettori sul riordino della Rete ospedaliera in Abruzzo. A prendere posizione sull’argomento sono Antonio Ciofani, portavoce Consulta clinica di Pescara per il Dea di 2° Livello e Fiorella Cesaroni, del coordinamento delle Associazioni dell’utenza. « Anche l’ultima versione della Rete ospedaliera della nostra regione lascia noi abruzzesi, unici in Italia, per almeno altri tre anni, senza il servizio salvavita rappresentato dai Dipartimenti Emergenza Accettazione (Dea) di 2° livello, aggirando la normativa in merito e ignorando che un ospedale di 2° Livello in Abruzzo c’è da molti anni, lo Spirito Santo di Pescara», sottolineano Ciofani e Cesaroni, «molti continuano a dimenticare che questo nosocomio, di gran lunga il maggiore della nostra regione, ha, per esempio, circa 90.000 accessi l’anno al pronto soccorso – quindi un vero hub – e cioè circa 30.000 più dell’ospedale Torrette di Ancona, circa 10.000 in più del Sant’Orsola di Bologna, 10.000 più di quelli di Teramo e L’Aquila messi insieme, circa 30.000 in più di quello di Chieti. La nostra regione», incalzano Ciofani e Cesaroni, «è, dunque, destinata per ora a rimanere senza ospedali hub individuati formalmente come tali, solo ospedali spoke, permanendo di fatto periferia sanitaria di afferenza agli ospedali hub di Roma (San Giovanni, San Camillo, Umberto I, Gemelli, Tor Vergata, Bambino Gesù) oppure di Ancona (Le Torrette)».
In vista dell’ormai prossima autonomia differenziata delle Regioni, già approvata dal Senato il 23 gennaio scorso, «questa situazione affosserà e cristallizzerà la sanità abruzzese», evidenziano Ciofani e Cesaroni, «tuttora priva di una rete completa dei tre livelli classificativi di legge degli ospedali». Per esaminare questa tematica dal punto di vista medico e le possibili conseguenze sull’utenza è in programma un convegno venerdì prossimo, 16 febbraio, alle 16,30, nella sala “Simone Weil” del Dopolavoro Ferroviario, ingresso libero dal parcheggio della Stazione zona sud vicino via Pisa, a Pescara. (m.p.
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