PESCARA. La Asl di Pescara ha agito in maniera corretta e l’incarico affidato alla dottoressa Susanna Di Valerio, quale direttore dell’unità operativa complessa di Neonatologia e Tin all’ospedale di Pescara nel luglio del 2021, è più che legittimo. Lo ha sentenziato il giudice del lavoro, Valeria Battista, che ha rigettato il ricorso presentato dalla concorrente a quel posto, la dottoressa Sandra Di Fabio, che lamentava il fatto di essere stata esclusa pur avendo ricevuto due punti in più rispetto a Di Valerio.
Ma le argomentazioni esposte dall’avvocato della Asl, Dante Angiolelli, sono state pienamente condivise dal giudice del lavoro che ha spiegato nel dettaglio il perché di quella scelta. Punto centrale è che il direttore generale della struttura sanitaria ha azionato la sua discrezionalità, che gli è riconosciuta dalla norma, nel momento in cui l’Azienda ha effettuato la scelta nell’ambito di una terna selezionata da una specifica e qualificata commissione chiamata a valutare le posizioni dei candidati.
Compito della commissione era infatti quello di compiere una «analisi comparativa» su vari parametri che si conclude – come scrive il giudice in sentenza – «con la formazione di una terna di candidati idonei formata sulla base dei migliori punteggi attribuiti, da presentare al direttore generale».
Il giudice sottolinea poi che «trattandosi di atto di natura essenzialmente fiduciaria, è chiaro che il giudice non possa sostituirsi all’amministrazione nella scelta del candidato ritenuto idoneo, essendo però chiamato a verificare il rispetto dei canoni di imparzialità, correttezza e buona fede che devono sempre improntare l’agere pubblico».
E questo perché la scelta, nell’ambito della terna formata dalla commissione, può anche ricadere su un candidato che non abbia riportato il punteggio più alto: in questo caso, però, la Asl ha il dovere di motivare la scelta. E tanto è stato fatto dall’Azienda sanitaria.
«Alla luce delle motivazioni espresse dal direttore generale nell’atto di nomina, appare evidente», aggiunge il giudice, «che la dottoressa Di Valerio veniva ritenuta la candidata più idonea a ricoprire il ruolo in questione in ragione della comprovata e pluriennale esperienza professionale nel settore e delle particolari attitudini professionali, elementi questi che consentivano di poter qualificare la sua persona quella più adatta a garantire il proseguimento degli obiettivi e dei programmi da realizzarsi presso la struttura complessa da dirigere. E ciò in quanto, dall’esame del curriculum allegato alla domanda di partecipazione alla procedura in contestazione, emergono una molteplicità di esperienze professionali nello specifico settore corroborate, altresì, dall’avere la Di Valerio, svolto attività lavorativa quale dirigente medico di 1° livello in via continuativa nel reparto di Neonatologia sin dal lontano 1998, elemento questo che le conferisce una elevata conoscenza anche del contesto ambientale e della particolare casistica ricorrente in tale specifica realtà». In sentenza si sottolinea anche il fatto che Di Valerio, dopo il pensionamento del titolare di Neonatologia, «veniva nominata facente funzione nella medesima qualifica, incarico, di volta in volta prorogato, che rivestiva fino alla sua formale nomina».
Per il giudice del lavoro, dunque, la Asl «risulta aver rispettato tutte le suddette prescrizioni… non può quindi che rilevarsi la piena legittimità dell’agire pubblico».
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