
ORTONA. Alle 15 di ieri pomeriggio è scattato il fermo amministrativo per la nave Oceans Viking da parte delle autorità italiane. L’imbarcazione della organizzazione non governativa francese Sos Mediterranée, dunque, rimarrà nel porto di Ortona per 20 giorni. Il provvedimento sarebbe stato preso a causa della violazione del cosiddetto decreto Piantedosi che riguarda i salvataggi in mare e impone alle navi di arrivare al porto assegnato, senza più bloccarsi per ulteriori soccorsi, appena ricevuta l’indicazione dell’approdo.
La storia della Ocean Viking ormai è ben nota. L’attracco a Ortona, a mezzanotte e 45 di ieri mattina, è avvenuto dopo ben 3 soccorsi nel Mediterraneo. L’ultimo sabato pomeriggio, quando sono state salvate 61 persone da una barca di legno che navigava in pericolo in acque internazionali al largo della Libia, dopo un mayday trasmesso da un peschereccio. In precedenza, aveva recuperato 67 migranti, in due diversi soccorsi effettuati venerdì sera in zona di ricerca e salvataggio libica in seguito alle segnalazioni del call center per le persone in difficoltà nel Mediterraneo, Alarm Phone. «Il team di SosMed ha dapprima salvato 33 persone da un’imbarcazione instabile in vetroresina in cui nessuno dei naufraghi aveva un giubbotto di salvataggio», aveva spiegato l’Ong, «e poi ha recuperato altre 34 persone». Si tratta dunque, della sottilissima linea di confine che separa l’idea con cui vengono formulate le regole e il buon senso che a volte sembra non prevalere. Le 128 anime arrivate martedì notte a Ortona sono per lo più siriane e bengalesi, scappate da torture, sangue, violenza. Erano scalzi i profughi al momento del passaggio in banchina nord, con delle tute grigie e i pochi effetti personali avvolti in alcuni lenzuoli. Sono scesi così, pronti ad affrontare il futuro che li aspetta.
È il sesto sbarco da inizio anno in Abruzzo, il secondo a cui è seguito il fermo amministrativo, l’ennesimo in cui vite, storie, tragedie si sono intrecciate prendendo la forma della realtà. La macchina dell’accoglienza, ormai rodata, ha funzionato senza intoppi grazie al coordinamento della prefettura di Chieti. La struttura allestita per le operazioni post sbarco in contrada Tamarete a Ortona si è dimostrata utile e funzionale. All’interno dell’area comunale recintata si sono svolte tutte le procedure relative all’identificazione e alla prima accoglienza con la consegna dei pasti e dei vestiti puliti. «Molti sono arrivati stanchi e provati», ha dichiarato una volontaria presente sul posto, «era evidente la loro necessità di sdraiarsi, stendere le gambe sulle brandine messe loro a disposizione, come sempre, incrociare quegli sguardi persi è stato doloroso». Le operazioni sono durate fino al tardo pomeriggio di ieri. Tutto è filato liscio e i 128 migranti sono partiti per i centri di accoglienza pronti ad ospitarli.
Nello specifico, questa volta, il gruppo era composto da 124 uomini e 4 donne, i minori non accompagnati erano 10 mentre una minore era con la sua mamma. Come specificato dal viceprefetto Gianluca Braga, 80 persone sono rimaste in Abruzzo, distribuite nelle quattro province, i 10 minori non accompagnati sono stati destinati a Civitaquana a Pescara, il resto ha raggiunto i centri della regione Puglia. Per quanto riguarda le condizioni mediche, queste sono apparse tendenzialmente buone come hanno fatto sapere dalla Asl. Nessuno, infatti, ha avuto necessità di ricovero o di cure specifiche. I primi controlli dei medici della sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) sono avvenuti come di consueto direttamente sulla nave. I sanitari, infatti, sono saliti a bordo e hanno constatato le condizioni di salute dei profughi provati dal viaggio. Visto il numero consistente di persone sono state impiegate più di un paio d’ore per espletare tutte le procedure. Un sentito ringraziamento del sindaco di Ortona, Leo Castiglione, a tutti quei soggetti coinvolti all’interno del braccio operativo dell’accoglienza. Dalle forze dell’ordine, alle associazioni di protezione civile, alla croce rossa, al 118 e la Asl. «L’ineccepibile guida della prefettura ha permesso a tutti di svolgere un lavoro in perfetta sinergia ed efficienza. Con la nuova struttura appositamente allestita l’iter è stato seguito senza criticità». Non è mancato il messaggio rassicurante da parte della Ong. «Dopo 3 giorni di navigazione per raggiungere il lontano porto di Ortona, le 128 persone salvate nei giorni scorsi dalla Ocean Viking sono finalmente al sicuro». Inizia così per loro un secondo tempo. L’Europa potrà accoglierli, crescerli come suoi figli. L’opportunità da afferrare è questa. Donare a queste persone anche solo una possibilità in più. Ricominciare da capo, respirando pace è l’unica cosa che chiedono.