PESCARA. Finisce con la misura cautelare di divieto di avvicinamento una relazione sentimentale tra due giovani donne (una straniera e una italiana) che avevano deciso di andare a convivere. Il gip del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, non ha potuto far altro che accogliere la richiesta della procura per mettere fine a una vita diventata impossibile per la giovane parte offesa, costretta ad allontanarsi dalla casa che lei stessa aveva affittato, a rifugiarsi prima da una zia e poi in un b&b in un paese della provincia, per sfuggire alla pressione, divenuta insopportabile, impostale dall’indagata. Una ragazza di 27 anni, con una dipendenza dall’alcol che era arrivata anche a picchiare la ex compagna. Lesioni personali e stalking sono i reati contestati dal magistrato, che ha raccolto nel fascicolo una serie di testimonianze e di accadimenti che confermerebbero il reato di stalking. «Comportamenti tali da ingenerare nella parte offesa», scrive il giudice nella misura cautelare, «un’evidente condizione di disagio e di timore per la propria incolumità, tale da condizionare lo stile di vita, da mutare il proprio atteggiamento comportamentale per il timore di essere seguita e perseguitata dalla controparte».
L’inizio della relazione era stato tranquillo e felice fino a quando l’indagata non ha iniziato a maltrattare la sua compagna, «adottando nei suoi confronti una condotta possessiva, opprimente ed aggressiva, con gelosie morbose, controllandone ogni movimento e innescando frequenti litigi per motivi banali con minacce (quale quella di uccidere i suoi gatti e il suo cane), spintoni, a volte anche schiaffi, asserendo che si doveva fare quello che diceva lei», come scrive il pm nel capo di imputazione.
Gli elementi che inquadrano il reato di stalking sarebbero stati tutti confermati dalle indagini e dalle testimonianze. L’indagata che tartassa la ex compagna con continue telefonate utilizzando anche cellulari di amici visto che era stata bloccata; danni all’autovettura della parte offesa, appostamenti sotto casa per ore, arrivando a mettere in atto espedienti per poterla incontrare di nuovo, come quello di farle sapere che i suoi gatti stavano morendo. E il tormento non finisce neppure quando la vittima le comunica che il contratto dell’appartamento da lei affittato sarebbe stato risolto, così convincendola ad andare via da quella casa. Ma anche in quel caso l’indagata non demorde e cerca in tutti i modi, anche ammettendo le sue colpe, di far desistere l’ex compagna dal troncare definitivamente quel rapporto.
Per ore l’indagata rimane sotto casa della ex, scrutando anche dietro le finestre, fino a quando non intervengono i carabinieri. Tutte circostanze che il giudice riassume dettagliatamente nella misura cautelare firmata poco prima di Natale, con la quale stabilisce per l’indagata il divieto di avvicinamento (con la prescrizione di mantenere una distanza minima di 500 metri) ai luoghi frequentati dalla vittima (abitazione e luogo di lavoro), ponendo a suo carico anche il divieto di comunicare attraverso qualsiasi mezzo (telefono, social network, messaggeria informatica) con la parte offesa.