ORTONA. Alle 16 di oggi il vertice in prefettura, a Chieti, per riorganizzare nel migliore dei modi la macchina dell’accoglienza, e domani, intorno alle 15, l’arrivo al porto della nave Sea Eye 4 con 31 migranti a bordo. Sono le ultime novità emerse nella nuova e febbrile attività in corso di allestimento in queste ore per l’assistenza – per la decima volta da quando Ortona è considerata dal ministero dell’Interno come scalo marittimo meta delle operazioni umanitarie – ai profughi salvati nel Mediterraneo in questi ultimi giorni.
In tre operazioni di soccorso la Sea Eye 4 ha preso a bordo 31 migranti che si trovavano su imbarcazioni in difficoltà. Nel corso di un intervento, fa sapere la ong tedesca, «la cosiddetta guardia costiera libica ha dato fuoco alla barca vuota e ci ha circondato due volte a sirene spiegate. Ci hanno chiesto di lasciare la zona, anche se non sono legalmente autorizzati a farlo in acque internazionali e ci hanno seguito a lungo. Si tratta di una chiara intenzione di intimidirci e di causare ulteriore sofferenza a persone già in una situazione vulnerabile. Queste azioni non hanno nulla a che fare con l’assistenza alle persone in pericolo in mare».
Alla nave è stato assegnato il porto di Ortona, quindi, che raggiungerà domani pomeriggio. Con questa indicazione, lamenta la ong, «le autorità italiane accettano che la Sea Eye 4 dovrà viaggiare a lungo e sarà assente dall’area operativa per giorni in un momento in cui le sue capacità di salvataggio sono urgentemente necessarie». Fra i 31 migranti ci sarebbero 8 minorenni e sei donne. Vista l’ondata di caldo che sta interessando la costa, le operazioni in banchina verranno ridotte il più possibile per poi procedere nel trasferimento dei profughi nell’hub di contrada Tamarete, nella zona artigianale, in vista del nuovo viaggio verso centri di accoglienza anche di fuori regione.
Quello di domani è il decimo sbarco in Abruzzo. L’ultimo risale al 25 giugno scorso, quando è attraccata l’Humanity 1 con 106 uomini, donne e bambini provenienti da Bangladesh, Egitto, Eritrea, Pakistan, Palestina, Sudan e Siria.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.