TERAMO . Negli ultimi 15 anni Teramo ha fatto passi da gigante sul fronte della produzione e raccolta dei rifiuti. Uno slancio di civiltà da parte dei cittadini e un maggior impegno da parte dell’amministrazione hanno segnato una svolta ambientale rilevante per il territorio. A dirlo sono i numeri, di ieri e di oggi. Teramo, secondo i dati elaborati dal Cresa e diffusi dall’Istat, nel 2020 ha prodotto 424 chili di rifiuti pro capite: valore inferiore alla media dei capoluoghi italiani (520 kg) e meridionali (500 kg), e migliore fra quelli abruzzesi. Quei 424 chili rappresentano inoltre il 20,1% in meno della spazzatura che ogni teramano produceva nel 2010 e includono i rifiuti abbandonati sul territorio. Anche su quest’ultimo fronte, quello cioè delle microdiscariche, i progressi sono significativi: se persistono sacche di inciviltà che non permettono ancora di sradicare la piaga, il fenomeno ha subito un abbattimento drastico dal 2006 ad oggi. A mostrarlo sono i fondi comunali previsti nei bilanci per bonificare le aree soggette ad abbandono di rifiuti: nel periodo 2006/2010 il Comune stanziava da 50mila a 70mila euro all’anno per questa attività. L’avvento del porta a porta ha visto un miglioramento con una voce di spesa dimezzata, 30mila euro all’anno e un ulteriore balzo positivo si è registrato nel biennio 2019/2021: appena quattromila euro all’anno per raccogliere i rifiuti abbandonati. «Il fenomeno delle discariche abusive si è notevolmente ridotto e per noi è motivo di orgoglio e fiducia: significa che le azioni messe in campo sono valide sia sotto il profilo delle scelte pratiche che sotto quello della comunicazione», commenta l’assessora all’ambiente Martina Maranella sottolineando come i servizi Team, a partire dalla raccolta a domicilio di ingombranti, siano utili a frenare l’abbandono al pari «delle campagne e attività di sensibilizzazione che portiamo avanti coinvolgendo cittadini, scuole, associazioni». Contributi importanti nell’arginare il fenomeno arrivano, secondo l’assessora, anche dalle ecoisole munite di telecamere e dalle foto-trappole, circa dieci. Le zone più sensibili restano quelle periferiche, al confine con altri comuni, ma anche qui «il lavoro dell’ufficio ambientale, del vigile ecologico Vincenzo Calvarese e la sinergia con la Provincia ci permette di far fronte al fenomeno contro il quale continuiamo a lavorare fermamente», conclude l’assessora.
Veronica Marcattili