Ormai si va verso una Zes unica per l’intero Mezzogiorno, composta da Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. L’obiettivo strategico è quello di passare da una concezione assistenziale ad un’altra basata sugli investimenti e sullo sviluppo. La Zes unica diventerebbe una delle zone economiche più grandi al mondo, collocata nel Mediterraneo e perciò espressione di una grande opportunità per attrarre investimenti esteri.
In generale, le Zes hanno lo scopo di stimolare gli investimenti in una determinata area geografica, mediante l’uso di incentivi di natura fiscale, amministrativa e doganale. Ciò non significa che intendano concentrare l’attenzione solo sull’aspetto agevolativo destinato alla singola impresa, ma il suo obiettivo è decisamente più ampio in quanto tende a realizzare una prospettiva di crescita economica ed occupazionale dell’intera filiera. Da questo punto di vista le Zes possono creare presupposti concreti per il rilancio del territorio, attraendo investitori e favorendo l’insediamento di nuove imprese e la crescita di imprese già esistenti.
I benefici per le imprese sono piuttosto interessanti e vanno dalla semplificazione delle procedure amministrative (autorizzazioni, licenze, concessioni, ecc.) ai benefici fiscali (credito di imposta) per l’acquisto di beni strumentali all’esercizio di impresa nella misura massima del 30% per le piccole imprese, del 20% per le medie e del 10% per le grandi. Inoltre, è prevista la riduzione del 50% dell’imposta sul reddito per i sei periodi di imposta successivi. Le Zes sono state già sperimentate con grande successo del mondo e dell’Europa. Quelle più famose e conosciute sono in Cina e in Polonia, dove hanno favorito lo sviluppo di interi distretti e incrementato il livello del Pil.
Alla luce di questi risultati si ritiene che la Zes unica, estesa sia all’intera regione sia a tutto il Sud, che partirà dal primo gennaio 2024, possa creare in Abruzzo una grande occasione di sviluppo. Un circolo virtuoso di aree costiere-aree interne, in considerazione delle opportunità di crescita che verrebbero offerte a territori come la Valle Peligna e il Fucino, colpiti da un processo di deindustrializzazione, ma con significative risorse umane, agricole e ambientali. Esiste la possibilità di coniugare il potenziamento delle infrastrutture portuali e ferroviarie con gli obiettivi della transizione ecologica e digitale e ciò può significare per l’Abruzzo la costruzione di una grande piattaforma di scambi e di produzione al centro del Mediterraneo, da poter collegare con i corridoi dell’alta velocità. È anche merito delle Zes aver posto l’accento sull’economia del mare e i suoi riflessi sullo sviluppo.
In quest’ambito, come detto, diventa realistica la possibilità di collegare le aree Zes con la rete nazionale di trasporti, in particolare con i cosiddetti corridoi delle reti trans-europee (Ten-T), dando così visibilità e forza a una regione come l’Abruzzo che ricopre una posizione importante nel contesto della macroregione Adriatico-Ionica e regione cerniera nord-sud ed est-ovest. Va sottolineato il lavoro svolto sinora dal commissario Zes per l’Abruzzo, Mauro Miccio, che appare piuttosto significativo e meritevole di attenzione. Infatti, il porto di Ortona e l’interporto di Abruzzo sono stati già inseriti nella rete Ten-T. In aggiunta, sono già numerose le imprese pronte ad effettuare investimenti nella Regione, con un importo complessivo di centinaia di milioni di euro. Ciò potrebbe comportare un processo moltiplicativo delle risorse, tale da produrre importanti effetti positivi sul Pil e sull’occupazione. In definitiva, la Zes, inserita in un quadro di politiche industriali e di logica distrettuale (non soltanto di sconto fiscale e amministrativo), può realmente contribuire a dare nuova linfa al nostro Abruzzo.
*economista
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