
VASTO. Accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni, ha rischiato di perdere anche la potestà genitoriale sulle sue bambine, le persone che più ama al mondo. Durante il processo a suo carico però, la difesa, rappresentata dagli avvocati Maria Grazia Tana e Virginia Amalia Memoli, ha dimostrato che l’uomo finito alla sbarra non era affatto un uomo violento. Gli avvocati hanno contestato l’accusa di maltrattamenti e sottolineato che l’imputato si era comportato male con la compagna in una sola occasione. Il tribunale, accogliendo la richiesta della difesa, ha derubricato l’accusa di maltrattamenti in lesioni, reato non perseguibile a questo punto per remissione di querela della parte offesa. Il processo si è quindi concluso con l’assoluzione dell’imputato. A giudicare il 42enne è stato il collegio presieduto dal giudice Stefania Izzi, giudici a latere Elisa Ciabattoni e Rosanna Buri.
La vicenda che ha trascinato il 42enne alla sbarra risale ad un anno fa. Il giorno di San Valentino, al culmine di una furiosa lite, l’uomo aggredì la convivente colpendola al volto. Sul posto arrivarono i carabinieri. Per lui scattarono gli arresti domiciliari con l’accusa di lesioni e maltrattamenti in famiglia. Pare che a scatenare la lite fosse stata la gelosia. Stando a quanto ricostruito dai militari, dopo aver insultato la ex compagna, l’uomo la colpì procurandole delle lesioni. Lei fu costretta a farsi medicare al pronto soccorso. Per lui scattò il divieto di avvicinamento alla donna.
Quella fu l’unica volta in cui il quarantaduenne ebbe un comportamento violento con la compagna. Su questo punto la difesa ha puntato l’arringa. «Il reato di maltrattamenti presuppone episodi reiterati di violenza», hanno rimarcato gli avvocati Maria Grazia Tana e Virgilia Amalia Memoli. La remissione della querela della vittima dal reato di lesioni ha di fatto supportato l’ipotesi della difesa. Il processo si è quindi concluso con l’assoluzione dell’uomo. Per lui la fine di un incubo. (p.c.)
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