PESCARA. Sulle scale del Comune, mentre il sindaco Carlo Masci partecipa al Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica nel palazzo della Prefettura, protesta l’opposizione. Carlo Costantini denuncia: «È scandaloso il ritardo nella composizione della giunta soprattutto perché è legato alla mancata volontà di nominare delle donne: sembra di tornare indietro al Medio Evo», dice il consigliere Costantini, candidato sindaco sconfitto, «e la colpa è di Masci che ha gli strumenti per decidere ma non li usa. E questo in un momento critico per Pescara tra emergenza idrica e cantieri fermi».
Un sindaco ostaggio dei partiti di maggioranza, dice l’opposizione. Intanto, anche all’ingresso del Comune arriva la notizia che il sindaco ha nominato i primi due assessori, i riconfermati Adelchi Sulpizio, il più votato della Lega con 669 preferenze, e Patrizia Martelli, prima dei non eletti della lista di Forza Italia a quota 693. «Questo è il primo tradimento delle promesse elettorali», dice Piero Giampietro, consigliere Pd, «a oltre un mese dal voto, chi ha vinto le elezioni promettendo stabilità non è neppure in grado di nominare gli assessori, lasciando una città in preda alla crisi idrica senza neppure sapere a chi chiedere informazioni. Un quadro reso ancora più imbarazzante per il fastidio che i partiti di centrodestra stanno mostrando nei confronti del dovere di indicare nomi di donne, come se fossero una zavorra di cui nessuno vuol farsi carico». «Non si può fare una giunta a tappe», osserva Marco Presutti (Pd), «Masci si vanta di essere stato rieletto al primo turno per la seconda volta ma esordisce per la seconda volta con una giunta a pezzi: l’ha fatto nel 2019 e lo fa anche adesso. Uno spettacolo grottesco. Se fossi stato io il sindaco, avrei nominato gli assessori almeno venti giorni fa. Allora, la domanda è: quali condizionamenti politici ci sono?». «Di cosa ha paura il sindaco», gli fanno eco Michela Di Stefano e Francesco Pagnanelli (Pd), «il sindaco deve spiegarci i motivi della mancata nomina della giunta: forse Masci non ha l’autorevolezza per fare le sue scelte?». «Per il centrodestra, la questione delle quote rosa rappresenta una fastidiosa incombenza», dice la consigliera Simona Barba di Alleanza Verdi e Sinistra-Radici in Comune, «le donne del centrodestra dovrebbero appellarsi al Comitato pari opportunità della Regione Abruzzo ma sono tutte in silenzio».
«Masci è sotto scacco dei capi bastone del centrodestra», dice il consigliere M5S Paolo Sola, «al primo consiglio comunale di cinque anni fa lo abbiamo definito sindaco a metà e adesso la storia si ripete: Masci non ha la forza di distaccarsi dalle logiche di partito». La consigliera regionale M5S Erika Alessandrini aggiunge: «A Pescara il tempo sembra non scorrere. La storia si ripete, esattamente identica a cinque anni fa quando il sindaco si presentò al primo consiglio comunale del 2019 con mezza giunta e con la dichiarazione esplicita di non riuscire a risolvere il “problema delle donne”». La norma sulle quote rosa impone quattro donne in giunta: «Se, come dichiarato da Masci e come in effetti spesso è, le donne hanno un valore aggiunto e portano equilibrio», dice Alessandrini, «il sindaco prenda coraggio e nomini donne competenti ed equilibrate che sappiano fare il bene della nostra città. E di fronte ai balbettii stucchevoli dei partiti che da un mese litigano tra imposizioni ingiustificabili e veti sui singoli, il sindaco dimostri per una volta di non volersi circondare di yes men utili solo a confermare le sue stesse volontà e cerchi uomini e donne autorevoli e competenti». Alessandrini lancia una sfida-appello: «Masci faccia appieno il sindaco e dimostri per una volta di essere il capo dell’amministrazione comunale che deve far partire l’ultima giunta del Comune per gettare le basi della nuova Pescara». (p.l.)